Gli anime e i manga formano le generazioni, ma quale futuro attende la prossima?

La storia degli anime dagli anni '90 ad oggi (1)
Prima li chiamavamo semplicemente cartoni animati adesso li conosciamo come anime. In qualunque modo li vogliamo chiamare, le opere animate giapponesi hanno accompagnato intere generazioni di bambini e ragazzi. I nostri personaggi preferiti sono diventati quasi dei compagni inseparabili e alcuni di loro sono ancora degli esempi da cui prendiamo spunto.
Il 2025 è ormai arrivato, siamo al giro di boa di questa seconda decade del XXI secolo e di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Infatti gli anime affondano le loro radici già nei primi anni del ‘900, ma in Italia hanno iniziato a diffondersi negli anni ’70 con opere pioneristiche come Lady Oscar, L’Uomo Tigre, Gundam e tantissimi altri ancora. Tuttavia il motore ha iniziato a scaldarsi negli anni ’90 quando sempre più reti televisive pubbliche ne acquistarono i diritti per la loro trasmissione in Italia e i frutti di tale scelta iniziano immediatamente a maturare.

Questa ascesa trova il suo boom definitivo nei primi anni 2000, periodo in cui escono grandissime opere che di lì a poco sarebbero diventate dei veri e propri brand immortali. Essi furono capaci di influenzare la cultura pop modellandola e rendendola quella che oggi conosiamo e amiamo spudoratamente. Se infatti qualche anno fa il termine “nerd” aveva un’accezione negativa, adesso lo utilizziamo come una medaglia all’onore da mostrare al mondo con orgoglio.
In tutto ciò non dimentichiamo dove affondano le loro radici di provenienza. Se infati tuttora godiamo di cartoni così importanti per noi, bisogna innanzitutto ringraziare il manga. Nella maggior parte dei casi, gli anime che noi abbiamo visto fino alla nausea non sono altro che un adattamento di una storia disegnata su carta dall’artista originale. Un medium forse meno forte e accessibile, ma sicuramente il punto di partenza della nostra passione e la fonte principale senza la quale oggi non staremo qui a parlarne.
In questo articolo faremo un viaggio temporale e sentimentale ripercorrendo gli ultimi 30 anni della loro storia, ma ci vogliamo domandare cosa ci riserva questo meraviglioso medium. Prenderemo come rappresentante di ogni decennio i 3 anime che, secondo noi, meglio rappresentano ogni periodo. Per questo motivo lasceremo fuori alcune opere, parlarne approfonditamente di ognuna di esse sarebbe impossibile. Zaino in spalla, pop corn e fazzoletti alla mano e iniziamo!
Anni ’90-2000: Dragonball, Neon Genesis Evangelion e Ranma 1/2

Ah gli anni ’90, che decennio meraviglioso! I primi telefoni, Friends, le Spice Girls… Ma soprattutto Mediaset, MTV Anime Nights e le VHS. I tasti dei nostri telecomandi si consumavano presto a causa dell’incessante zapping che facevamo per cercare nelle fasce orarie giuste i nostri cartoni preferiti.
Lungo il cammino su questa linea temporale fermiamoci un attimo su un punto: 1996. È proprio in questo periodo che in Italia vengono trasmessi per la prima volta quei cartoni che sarebbero stati destinati a diventare i capisaldi della nostra vita. Su Mediaset arriva Dragon Ball, la storia di un bambino dai capelli a punta e con la coda da scimmia che gira il mondo alla ricerca delle Sfere del Drago. Quel bambino si chiamava Goku e tra avventure, nemici carismatici e scontri memorabili noi saremo cresciuti insieme a lui. È vero, l’adattamento italiano all’epoca ha preso delle libertà artistiche abbastanza discutibili, ma la grandezza dell’opera ci permette di sorvolare tutto questo. Dragon Ball non è un’opera, ma è l’opera. Akira Toriyama, l’autore del manga originale da cui è tratta la trasposizione animata, è il maestro assoluto e il suo capolavoro è stato una grandissima fonte di ispirazione per innumerevoli racconti futuri, giapponesi e non, continuando tuttora a dare benzina al genio creativo ad artisti di tutto il mondo.
Potremo stare a parlarne per giorni interni senza mai fermarci, ma se ci chiedessimo cosa rende Dragon Ball così speciale sicuramente ognuno risponderebbe in modo diverso. Le musiche, gli effetti sonori, ma soprattutto gli scontri epici che hanno saputo coinvolgerci anche se ci trovavamo al di là dello schermo. Mai potremo dimenticare quando Goku diventa per la prima volta Super Saiyan, la vittoria di Gohan contro Cell o la scena dove Vegeta dimostra la sua umanità salvando suo figlio Trunks con le lacrime agli occhi. Per non parlare del momento in cui Goku utilizza la tecnica della Sfera Genkidama e ci chiede di alzare le mani al cielo per dargli la nostra energia. Noi, bambini di ieri e adulti di oggi, senza pensarci due volte, puntiamo le nostre braccia con i palmi verso l’alto per aiutare il nostro eroe a salvare, per l’ennesima volta, il pianeta Terra. Perché Dragon Ball non è solo una storia, ma una vera e propria scuola di vita.

Accendiamo adesso un altro paio di riflettori su un anime che ci ha fatto ridere, innamorare, ma soprattutto scazzottare. Signore e signori: Ranma 1/2! Da quel genio di Rumiko Takahashi, già autrice di opere come Urusei Yatsura, conosciuta in Italia come Lamù, nel 1996 arriva nel nostro paese un anime che vede protagonisti Akane e Ranma i cui cammini sono stati obbligati a incrociarsi a causa di un matrimonio combinato organizzato dai loro rispettivi padri. C’è solo un piccolo problema: Ranma diventa una ragazza quando entra in contatto con l’acqua fredda. Con quest’opera la Takahashi dimostra tutto il suo umorismo e il suo estro artistico peculiare mettendo in scena delle gag che ci hanno fatto piegare in due dalle risate, ma senza mai smettere di tifare per Akane e Ranma che, nonostante i costanti i costanti battibecchi, formavano una coppia perfetta.
Ma il vero punto forte di Ranma 1/2 è la capacità di Rumiko Takahashi di saper intrecciare e miscelare gli opposti. La trama verticale si avvolge con quella orizzontale, ovvero l’autrice riesce a creare degli episodi autoconclusivi portando avanti contemporaneamente il filone narrativo principale. Lo stesso vale per i fattori culturali. Il personaggio di Shampoo e lo stesso Ranma trasudano elementi tipici della Cina in un ambiente tipicamente giapponese. Insomma due Paesi che nella loro storia si sono visti spesso scontrarsi, in Ranma 1/2 sembrano vivere un matrimonio felice.

Infine, per chiudere questo decennio, serviamo un dessert ricercato, adatto per i più fini palati. Una serie breve, formata di solo 26 episodi, ma carica di filosofia, psicologia e religione. Sempre nel 1996 si conclude una storia che abbiamo dovuto vedere più e più volte prima di poter dire che forse abbiamo capito il messaggio o, per meglio dire, i messaggi che Hideaki Anno voleva trasmettere. Neon Genesis Evangelion è un’opera leggendaria, criptica, ricca di cultura. Unica nel suo genere, una di quei pochissimi esempi che ci fanno arrovellare il cervello e che fanno partire in noi un viaggio introspettivo che probabilmente non si concluderà mai.
Neon Genesis Evangelion nasce dal bisogno del creatore e regista Hideaki Anno di tentare di guarire dalla sua condizione di depressione che lo ha afflitto per diversi anni. Ognuno dei personaggi rappresenta un suo malessere o una parte della sua personalità. Questa sua lotta contro la malattia l’ha voluta rappresentare allegoricamente attraverso gli Eva, robot giganti la cui guida è affidata a Rei, Shinji e Asuka, ragazzi di soli 14 anni chiamati a sconfiggere la minaccia degli apostoli. Attraverso quest’opera titanica, Anno ha saputo comunicarci i suoi disagi, i suoi pensieri, ma soprattutto ha voluto insegnarci a non fuggire mettendoci davanti a uno specchio e obbligandoci a guardarci dentro. E tutto questo lo fa attraverso scene indimenticabili, ricche di tensione e suspense. La staticità di monologhi introspettivi si sposa alla perfezione con sequenze puramente di azione impreziosite dal design degli Eva, uniche nel loro genere, e dal doppiaggio italiano originale che ci ha fatto volare alto. Di seguito le parole di Hideaki Anno spese davanti ai suoi collaboratori durante la produzione:
In Neon Genesis Evangelion ho cercato di inserire tutto me stesso. Io, un uomo distrutto, che non ha potuto far nulla per quattro anni. Un uomo che è fuggito per quattro anni. Un uomo che, semplicemente, non era ancora morto. Poi, mi venne in mente un pensiero, “non devo fuggire!”, e misi in moto questo progetto. Il mio intento era quello di imprimere i miei sentimenti sulla pellicola.
Anni 2000-2010: One Piece, Naruto e Bleach

Nuovo millennio, nuovi capolavori. Il tempo continua a scorrere, i bambini e i ragazzi cresciuti a pane e a Dragon Ball diventano adulti e alcuni di loro trasformano i loro sogni in realtà divenendo, con le loro opere, i nuovi maestri del manga. In questo periodo nascono il trio che riuniamo sotto il nome di Big Three: One Piece, Naruto e Bleach.
A eccezione di One Piece, la cui serializzazione è iniziata nel 1997, le trasposizioni animate di questi giganti degli anime giapponesi vedono la loro nascita nei primi anni del 2000 e da lì in poi avrebbero fatto la storia. Pirati, ninja, spadaccini, ognuno di noi poteva scegliere la sua categoria preferita e tifare o immergersi in quelle avventure fantastiche e viverle, seppur fantasticamente insieme ai loro eroi preferiti.
Ma qual è il fattore comune che ha garantito questo immenso successo? Se state pensando alla lunghezza spropositata, la risposta è sbagliata. Luffy, Naruto e Ichigo sono tre giovani ragazzi provenienti da un duro passato, fatto di dolore, sofferenza e sacrificio. Nessuno credeva in loro, erano quasi dei reietti, ma nonostante tutto è rimasto sempre vivo in loro un fortissimo desiderio di rivalsa che ha permesso loro di trasformare tutta quella negatività in una forza fuori dal comune. E così, dopo combattimenti estenuanti, perdite e sacrifici, sono riusciti a realizzare il loro sogno e hanno raggiunto la vetta del mondo. Le loro sono delle storie verosimili, certo immerse in mondi fantasiosi, ma che hanno permesso
quei bambini di avere degli idoli e di credere sempre nei loro sogni, anche se la vita voltava loro le spalle.
Anni 2010-2020: L’Attacco dei Giganti, My Hero Academia e Jujutsu Kaisen

A parte i titoli che si sono allungati inesorabilmente, l’ultimo decennio vede il costante dominio del genere shōnen nella Top 3 degli anime più popolari confermando la validità della formula vincente del successo. Ma possiamo dire che la qualità è rimasta invariata? Sicuramente gli anime di cui vi parleremo di seguito hanno riscosso un successo senza precedenti, attirando l’attenzione anche in coloro che normalmente non sono interessati al medium. Una dimostrazione forte e chiara di quanto il mondo dell’animazione giapponese stia diventando (o sia diventato) fondamentale per la cultura pop per come la conosciamo a oggi.
Tra queste tre, l’opera che sicuramente ha saputo abbracciare meglio un pubblico vastamente eterogeneo è stata L’Attacco dei Giganti. Nel corso della sua produzione, il suo nome saltellava sempre di più sulle bocche di tutti, anche di chi non sapeva minimamente cosa fosse un anime. Inoltre la storia di Hajime Isayama ha saputo dare una ventata di aria fresca al target in questione affrontando temi adulti, a volte con una delicata sensibilità, altre con crudezza e cinismo. Il tutto favorito dalla maestria dei team che hanno preso in carico la produzione animata: prima Wit Studio che ha curato le prime 3 stagioni e poi, tramite un passaggio di testimone, Studio Mappa ha alzato il tiro garantendo una qualità egregia. Nonostante le critiche ricevute sul finale, a volte forse troppo aspre, L’Attacco dei Giganti ha dato alla cultura pop nuovi simboli e icone da venerare, motti da ricordare e urlare a squarciagola e qualche meme qua e là. Per questo merita di diritto di rimanere sulla vetta del mondo degli anime.

My Hero Academia, che si conlude con l’ottava stagione, e Jujutsu Kaisen non sono di certo da meno, ma l’età del pubblico a cui hanno mirato, con successo, è decisamente più omogenea giovanile. Questo non vuol dire per forza che la qualità sia più bassa, anzi il contrario. Bisogna, però, evidenziare che non hanno avuto lo stesso impatto del loro compagno o dei loro predecessori. La loro fama è stata come una forte fiamma che brucia ma non produce calore e si spegne in un breve lasso di tempo. Le varianti da tenere in conto per cercare di analizzare questa situazione sono tantissime e ci vorrebbe un altro articolo dedicato. Sicuramente il mondo e la società sono cambiati rapidamente, molto di più di quanto mai ci saremo potuti aspettare, e cercare di accontentare i gusti di un pubblico così viziato non è affatto facile.
Il Futuro: le nostre previsioni
D’altro canto, l’animazione internazionale ha trasformato questi anni ‘20 nella sua età dell’oro portando sul piccolo e grande schermo capolavori che soddisfano appieno il nostro appetito. Tra tecniche innovative, scelte stilistiche che miscelano alla perfezione il vecchio con il nuovo e trame semplici ma d’effetto, anche il futuro degli anime e dei manga ci sembra roseo.
Tra le opere di cui siamo sicuri che sentiremo parlare nel prossimo futuro (se ne sta già parlando, ma non ancora al livello degli anime di cui vi abbiamo parlato finora) c’è sicuramente DanDaDan. Come lo potremmo definire? Cosa lo renderà perfetto per la formazione delle nuove generazioni? Folle, adrenalinico, irriverente, tutti gli ingredienti che servono in questi tempi di estenuanti politicamente corretto e censure di lingua ed espressione. La storia scritta da Yukinobu Tatsu e animata dallo studio di Science Saru, sta portando una sana ondata di libertà nel panorama anime riscuotendo un meritatissimo successo dal pubblico e dalla critica tanto che, subito dopo la fine della prima stagione, è stato annunciato il rinnovo per la seconda programmata per luglio 2025.
L’anime di DanDaDan lo potremo paragonare a uno tsunami che, con la sua impetuosità, travolge e stravolge il panorama intorno a sé. Il manga, uscito per la prima volta il 6 aprile 2021 sulla rivista giapponese Shonen Jump e poi arrivato in Italia grazie a J-Pop, stava raccogliendo i suoi guadagni con i dubbi e le perplessità dei più, non riuscendo a trovare la fiducia desiderata forse a causa dello stile grafico, forse per la trama. Con l’arrivo dell’anime la situazione si è totalmente ribaltata. Se andiamo a controllare i manga più venduti in Italia tra ottobre e novembre 2024, periodo di uscita dell’adattamento, DanDaDan spicca al secondo posto, sbaragliando una concorrenza spietata. Menzione d’onore per la sigla di apertura cantata dai Creepy Nuts. Incredibilmente orecchiabile e adrenalinica, è diventata un fenomeno di massa sui social, tanto da essere giudicata dal grande maestro Peppe Vessicchio, aiutando tantissimo all’anime di essere notato da chiunque.

Se il target principe è lo shōnen, il genere è il fantasy e l’anime che ha conquistato il cuore di tutti i suoi spettatori è Frieren. La formula è sempre la stessa: un party composto da maghi, guerrieri e chierici. Si viaggia per un mondo sconfinato fatto di terre magiche e suggestive, ma ricche di trappole nemici nascosti. Eppure Frieren si distingue dal resto dei suoi simili per la delicatezza delle animazioni, la sensibilità con cui viene trattato il tema dello scorrere del tempo che, inesorabilmente, ci fa invecchiare e ci allontana, a volte per poco, talvolta per sempre, dalle persone che più amiamo. La punta di diamante è, però, la protagonista, una maga elfa impacciata sia fisicamente sia nei rapporti sociali, eppure sotto a questa sua incapacità, nasconde una forza straordinaria e dei sentimenti sopiti che fioriscono lentamente nel corso delle avventure.
Infine l’opera che più di tutte può esplodere nel lungo periodo. Partita forse un po’ in sordina, ma la sua seconda stagione sta facendo parlare di sé grazie a delle animazioni di altissima qualità e una storia che riesce a intrattenere perfettamente il suo pubblico. Solo Leveling sta dimostrando grandissimo carisma e qualità, elevando e diffondendo il credo del web toon coreano. Scontri mozzafiato, meccaniche videoludiche ben gestite, un protagonista che fa la sua figura grazie alla sua estetica e alle sue capacità. Ne sentiremo sicuramente parlare per molto altro.

Il 2025 ha preso ormai il via e ci sono già in cantiere numerosissimi progetti che lo distingueranno non solo in questo decennio, come il prossimo Atelier of Witch Hat in uscita su Cruncyroll o l’atteso adattamento assoluto di Gachiakuta. Quello che noi attualmente conosciamo è solo una goccia in un oceano sconfinato. Chissà cosa ci riserverà il futuro. Queste sono le nostre previsioni e crediamo che nei decenni a venire sentiremo parlare di questi titoli ancora e ancora. L’intera cultura pop prenderà ispirazione da queste opere omaggiandole e rubando alcune idee che garantiranno loro un gran successo, come altre prima di loro. Quel che è certo è che noi continueremo a guardare, a parlare e a scrivere di anime grazie all’amore e alla passione che ci lega a questa meravigliosa forma di intrattenimento.

Lettrice affamata di libri, fumetti, graphic novel e qualsiasi altra storia stampata su carta.
Studentessa di lingue, culture e letterature straniere con una certa passione per la cultura pop e tutto ciò che le gravita intorno. Taciturna e silenziosa nella vita, logorroica se mi viene data carta e penna oppure una tastiera.