Sanremo 2025, le nostre pagelle della serata cover

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Pagelle Serata Cover Sanremo 2025: ecco tutti i nostri voti e giudizi ai 26 duetti, ai co-conduttori e agli ospiti

It’s time serata cover a Sanremo 2025. 26 esibizioni, ospite a sorpresa Roberto Benigni, ma c’è anche Paolo Kessisoglu. Co-conduttrici sono Geppi Cucciari e Mahmood. Ma ovviamente, l’attrazione principale è la gara. E allora ecco le pagelle dei duetti, in ordine di esibizione. Con le immancabili citazioni finali agli altri protagonisti.

Rose Villain con Chiello – Fiori rosa, fiori di pesco (Lucio Battisti): rendere contemporaneo un pezzo storico, con sonorità ovviamente non di quest’ultimo, è un atto di coraggio, soprattutto in quel contesto. Rose, dopo un partenza non al top, riempie il palco, fa sua la canzone e si scatena. Chiello, con il suo timbro sporco, sembra più accompagnare.  Hanno osato, Senza paura. VOTO 7+

Modà con Francesco Renga – Angelo (Francesco Renga): Pensare che sono passati 20 anni da quando ha vinto, fa aprire il cassetto dei ricordi sanremesi. Ed è stato bello risentire questo brano. Esibizione però, soprattutto di Kekko, tutt’altro che perfetta. VOTO 6 —

Clara con Il Volo – The sound of silence (Simon and Garfunkel): un incontro tra pop e lirica melodica sul palco dell’Ariston che piace, perché porta a un’esibizione elegante e potente, resa ancor più bella da un’intesa perfetta. D’altronde non è la prima volta che cantano insieme. E si vede. VOTO 7,5

Tony Effe con Noemi – Tutto il resto è noia (Franco Califano): uno dei duetti più attesi, perché sono entrambi in gara, ma non solo. Però non lasciano il segno. Esibizione senza guizzi, con i due che sembrano avere, a parte la romanità, poco in comune. VOTO 5 –

Francesca Michielin con Rkomi – La nuova stella di Broadway (Cesare Cremonini): una sola parola: sorprendenti. Francesca parte pianoforte e voce, con Rkomi di spalle. E già questa presenza scenica basterebbe. Ma poi si prendono il palco, con grinta, voce e determinazione, con la Michielin che fa da navigatore satellitare al suo partner. Un omaggio di stile a una delle più belle canzoni di uno dei più grandi cantautori degli ultimi anni. VOTO 8,5

Lucio Corsi con Topo Gigio – Nel blu dipinto di blu (Domenico Modugno): tanto assurdo quanto meraviglioso. Che cosa possiamo dire a Lucio Corsi? Impossibile aggiungere altro. Anche un voto.

Serena Brancale con Alessandra Amoroso – If I Ain’t Got You (Alicia Keys): soul, soul allo stato puro, con le due voci che si incontrano e si prendono l’Ariston con forza. E Serena Brancale che dimostra, finalmente e a pieno, tutta la sua bravura. E viene da chiedersi il perché di quel brano in gara… VOTO 8,5

Irama con Arisa – Say something (Christina Aguilera): vocalmente, nulla da dire. Ma la scelta della canzone non è proprio azzeccata. Con quelle due voci avrebbero potuto fare e cantare altro. Ed è forse per questo che l’esibizione, per quanto pulita, appare quasi eccessivamente pomposa e didascalica. Dall’inizio alla fine, inclusi i reciproci complimenti finali. Anche meno…VOTO 5,5

Gaia con Toquinho – La voglia, la pazzia (Ornella Vanoni): premessa: applausi a chi ha portato un gigante come Toquinho all’Ariston. Detto questo, alzi la mano chi in testa ha sentito improvvisamente partir Brasil la la la la la. C’è un po’ tutto quello di cui si parla nella canzone: la voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria. Sembra più di stare a una festa a Copacabana che sull’Ariston. Però, forse, va bene così. VOTO 7

The Kolors con Sal Da Vinci – Rossetto e caffè (Sal Da Vinci): i re dei tormentoni, che incontrano chi ha fatto…un tormentone. Che cosa sarebbe potuto uscire fuori? L’arrangiamento musicale non è forse così eccezionale, ma a fare la differenza è un’esibizione energica, con tanto di passeggiata tra il pubblico di Sal e Stash. Il tutto all’insegna di Napoli. E se anche Conti dice «sembra di stare al Maradona»… VOTO 7 

Marcella Bella con i Gemelli Lucia Twin Violins  – L’emozione non ha voce (Adriano Celentano): voleva cantarla a Sanremo e l’ha fatto, davanti a suo fratello Gianni, tra gli autori del brano. Bellezza del pezzo ed emotività per la standing ovation a quest’ultimo fanno passare tutto in secondo piano. Bravissimi i due violinisti siciliani. VOTO 6,5

Rocco Hunt con Clementino – Yes, I Know My Way (Pino Daniele): geniali e strappalacrime. Rap+voce di Pino+frame dell’ultimo concerto= bellissimo omaggio. E poi loro ci mettono quell’energia e quella stravaganza, che danno quel tocco in più. VOTO 8

Francesco Gabbani con Tricarico – Io sono Francesco (Tricarico): il guizzo, quello che manca alla canzone in gara, Gabbani lo tira fuori con questa interpretazione: geniale, simpatica e divertente. Bravo Tricarico ad accompagnare con eleganza (outfit uguale) e con la sua parte, più recitata che cantata. Perché è teatro-canzone al potere. VOTO 8,5

Giorgia con Annalisa – Skyfall (Adele): le loro voci si uniscono, si intrecciano, si intersecano, si toccano, fanno quasi l’amore (potremmo continuare con verbi ed espressioni…). Annalisa dà quel qualcosa in più (Giorgia che verso la fine dice «vado» sembra quasi confermare, tanto ironicamente quanto scenicamente, il tutto). L’intesa c’è, ma arriva su un brano, forse non proprio adattissimo. La sensazione è che con un’altra canzone avrebbero spaccato e dato i brividi, che sarebbero finiti solo prima di Sanremo 2026 (alzi la mano chi ancora li ha dopo Come saprei al concerto di Annalisa all’Arena di Verona…) Loro possono. E, proprio perché possono, si può dire che si aspettava di più? Chiediamo per un amico… VOTO 8+

Simone Cristicchi con Amara – La cura (Franco Battiato): l’affiatamento tra i due si vede fin dalle prime note e dall’apertura. Conoscono Battiato benissimo e lo interpretano alla perfezione, con vocalità, facendo quasi dimenticare le immense difficoltà del pezzo che solo Battiato aveva cantato su quel palco. La Cura è quella che dà l’emozione di questa esibizione. VOTO 9

Sarah Toscano con Ofenbach – Overdrive: scelta giusta, con un pezzo che la esalta, vocalmente e dal punto di vista interpretativo, senza osare e correre rischi. Ma questa ragazza ha carattere, voce e presenza scenica. E questa vetrina sarà la sua definitiva rampa di lancio. VOTO 7+

Coma_Cose con Johnson Righeira – L’estate sta finendo (Righeira): energia allo stato puro, con tanto divertimento e un balzo negli anni ’80, che tanto piacerà ai nostalgici. E poi ci hanno ricordato che Sanremo sta finendo… VOTO 7,5

Joan Thiele con Frah Quintale – Che cosa c’è (Gino Paoli): scusate la ripetitività: eleganza, raffinatezza e stile. E pure il partner giusto con cui cantare e omaggiare un pezzo delicato, ma che arriva con una potenza quasi assurda. Joan Thiele: da sorpresa a certezza. VOTO 9+

Olly con Goran Bregovic – Il pescatore (Fabrizio De André): alzi la mano chi si ricorda un’esibizione più divisiva, nella serata cover, di questa. Si può parlare di coraggio (come Rose e Chiello), per avere ammodernato un pezzo storico. Le vibes sono però più festaiole che altro. E soprattutto in quel sound e arrangiamento c’è tanto Goran Bregovic e poco Olly. E infatti lui cerca in tutti i modi di prendersi la scena, tra alzate in piedi, passeggiate per il palco e inviti al pubblico, che sanno tanto di Ehi, sono qui. Se l’obiettivo era far conoscere questo pezzo alle nuove generazioni (seriamente c’è chi non lo conosce?) ci può stare, ma, per tutto il resto, i dubbi sono troppi… Ma il quarto posto dimostra quanto detto all’inizio… VOTO 6+

Achille Lauro con Elodie – Tributo a Roma – A mano a mano e Folle città (Rino Gaetano e Loredana Berté): l’eleganza sopraffina nella prima canzone, l’energia e i corpi che si muovono sinuosamente nella seconda. Si sono presi il palco, se lo sono mangiati, l’hanno sputato per almeno…una decina di volte. Pazzerelli e provocatori (come piacciono a noi…). La loro esibizione sembra, quasi indirettamente, rispondere alle critiche che subiscono da anni. Sappiamo cantare, sappiamo intrattenere, sappiamo fare show. Ma soprattutto facciamo quel che cazzo ci pare. Insegnatemi a vivere (P.S.: quando sono partiti con Ancora c’è stata l’illusione che ricominciassero….) VOTO 9,5

Massimo Ranieri con i Neri per caso – Quando (Pino Daniele): due interpreti che il brano lo conoscono e bene. Il punto è che unendosi i due stili  si sovrappongono uno sopra l’altro. E si capisce molto poco. Un vero peccato. VOTO 5,5

Willie Peyote con Federico Zampaglione e Ditonellapiaga – Un tempo piccolo (Franco Califano): un trio perfetto per voci e interpretazionI. Pur cantando generi e stili diversi, si incontrano e incrociano in un bellissimo omaggio al Califfo. Un’esibizione pulita, senza guizzi. Ma era quello che volevano. E che serviva (ogni riferimento a quanto accaduto prima è puramente casuale…) VOTO 7+

Brunori Sas con Dimartino e Riccardo Sinigallia – L’anno che verrà (Lucio Dalla): un omaggio pulito, senza fronzoli e cantautorale a uno dei più grandi cantautori di sempre. L’emozione sale, e molto, con il ricordo di Paolo Benvegnù. VOTO 8

Fedez con Marco Masini – Bella stronza (Marco Masini): quanto sia difficile parlare solo di musica lo si scopre qui. Melodia e rap si fondono, in un arrangiamento che è, con grande onestà, probabilmente uno dei migliori mai visti nella serata cover. Masini ha uno dei timbri più  graffianti ed emozionali e magari qualcuno lo aveva dimenticato… E Fedez sa rappare e scrivere barre, quando vuole. Il problema è che difficile non pensare al contesto. Tolgono le strofe delle polemiche sul brano originale («Mi verrebbe di strapparti/Quei vestiti da puttana…E tenerti a gambe aperte fin che viene domattina») per aggiungerne altre che sulle polemiche ci soffiano («Ho scritto 4 pagine hai risposto con due righe/ Baciarsi e dirsi ti amo, sì, ma farlo di nascosto/Mi hai detto che sono la ragione perché non riesci più ad amare/ mi chiedo come tutto può finire ancora prima di iniziare/ Ti ho dato tutte le ragioni per essere una bella stronza»). Vicende intime, personali e delicate, su cui non ci si può esprimere a cuor leggero. Ma di costruito sembra non esserci solo l’esibizione. Era davvero necessario tutto questo? E, sempre per il contesto, è meglio non dare alcun voto.

Bresh con Cristiano De André – Crêuza de mä (Fabrizio De André): il premio sfigati di Sanremo 2025 lo vincono loro, per i molteplici problemi tecnici. Costruiscono un filo generazionale made in Genova, omaggiando il più grande cantautore genovese. Colpisce l’eleganza e la pulizia vocale di Bresh. Sentire Cristiano che canta papà Fabrizio è un pugno nello stomaco. VOTO 8,5

Shablo feat Gué, Joshua e Tormento con Neffa – Aspettando il sole (Neffa): questa volta viene da dire, ma che ne sanno i 2000? Il rap vecchia scuola si prende l’Ariston e, visti chi e in quanti erano, sembra la festa del rap. Perché non ci avete invitato? Forse però Neffa arriva un po’ troppo tardi…VOTO 8 –

Pagelle Serata Cover Sanremo 2025, i voti a co-conduttori e ospiti

ROBERTO BENIGNI – Finalmente un po’ di satira politica: Giorgia (no, non la cantante), Musk e Trump. Ma è solo un’illusione. Conti ferma tutto (lì accanto a Benigni…) ed ecco la discesa con il duetto su L’inno del corpo sciolto. E il vero motivo della presenza: lo spettacolo del 19 marzo su Rai Uno. E il titolo Il sogno equivale a quello che stavamo vivendo noi all’inizio. VOTO DISCESA LIBERA

GEPPI CUCCIARI – stoccate a destra, a sinistra, in alto e in basso. Una co-conduttrice che fa la co-conduttrice. Grazie Geppi. VOTO ORGOGLIO SARDO

MAHMOOD – difficile ricordare una sua presentazione, ma ancor più complicato dimenticarsi la sua esibizione. Viene da dire perché non era in gara… VOTO ALTRO PIANETA

PAOLO KESSISOGLU – una bella immagine e un bel messaggio padre-figlia. Serviva davvero? Chi lo sa. SENZA VOTO

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