Deathwatch, la recensione: oltre gli orrori della guerra

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Deathwatch, la recensione: oltre gli orrori della guerra

Disponibile da qualche giorno nel ricco catalogo di Amazon Prime Video, Deathwatch – La trincea del male mescola il war movie con il genere horror, creando atmosfere cupe pervase da inquietudine e violenza. Ri(scopriamo) insieme il film diretto da Michael J. Bassett.

La trama

Deathwatch - La trincea del male

1917, Prima guerra mondiale. Nottetempo, una compagnia di soldati inglesi assalta una trincea tedesca ma l’azione bellica viene interrotta dall’utilizzo di gas venefici che fa cadere nel panico i combattenti, facendo sì che questi si disperdano. Alle luci dell’alba alcuni di loro, come il riluttante e giovanissimo soldato Charlie Shakespeare (Jamie Bell), sono sopravvissuti e vagano in mezzo a una fitta nebbia finché non raggiungono un’altra trincea invasa da cadaveri e con soli tre tedeschi sopravvissuti: uno fugge, un altro viene giustiziato dal violento soldato Thomas Quinn (Andy Serkis) mentre l’ultimo viene fatto prigioniero. Ed è proprio questo che, in tutti i modi, cerca di far comprendere al manipolo di inglesi che, in quella trincea, c’è qualcosa di più pericoloso della guerra stessa.

Un’opera ibrida tra film bellico e horror soprannaturale

Se c’è una peculiarità che colpisce di Deatwatch – La trincea del male è quella che inizia come il più classico dei lungometraggi di guerra, con tanto di breve introspezione tra gli stati d’animo dei soldati, fornendo in immagini quell’immaginario purtroppo reale derivante da qualsivoglia conflitto, con particolare dovizia di particolari della logorante vita di trincea qual è stata la Prima guerra mondiale, scandita da veri e propri attacchi suicida reciproci alle postazioni belligeranti, per poi virare lentamente verso i lidi dell’horror soprannaturale.

Andy Serkis in una scena di Deatwatch - La trincea del male

Difatti, il lavoro di Michael J. Bassett è un’opera ibrida che osa senza avere paura alcuna di risultare magari patetica agli occhi degli spettatori o, peggio ancora, scadere nella catalogazione di B-movie. Anzi, questa commistione di generi fomenta in maniera fisiologica il confronto con La fortezza, altro titolo che mescola guerra e orrore, adattamento dell’omonimo romanzo di F. Paul Wilson diretto da Michael Mann nel 1983, poiché le similitudini per quanto concerne atmosfere e momenti infernali ci sono tutte.

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Ciò nonostante Deathwatch vive di vita propria, alimentando una storia capace di far provare angoscia e inquietudine durante tutta la narrazione. Non privo di momenti gore, a prevalere però sono le atmosfere rarefatte di un non luogo com’è la trincea appestata di morte ed echi di orrori ben più grandi di quelli della guerra. Tutto questo rende l’ambientazione e lo spazio d’azione dei personaggi in scena un terreno delimitato dentro il quale si muovono presenze che vanno al di là della fisicità terrena e, di pari passo, si consumano atti inenarrabili.

Un prodotto allegorico fruibile con più interpretazioni

Ed è proprio da quest’ultima osservazione, ossia di come Deatwatch metta su un ben definito perimetro dell’orrore dentro cui, i soldati inglesi e l’unico tedesco sopravvissuto, devono fare i conti tanto con la o le entità che infestano quel solco nel terreno quanto con loro stessi. La trincea, dunque, diventa spazio di riflessione ma anche e soprattutto di epurazione dai peccati e dal sangue che macchia le mani.

Jamie Bell in una scena di Deatwatch - La trincea del male

Tra cadaveri marcescenti, nebbia spettrale, fango e topi non è nascosto, infatti, il sottotesto religioso che permea l’intero film ed è questo a renderlo un prodotto allegorico: la trincea, quindi, può essere vista come un purgatorio per le anime coinvolte nel conflitto mondiale e la presenza costante del filo spinato a mo’ di corona di spine nonché di una “crocifissione” con tanto di costato colpito, fanno sì che i riferimenti alla Bibbia diventino evidenti.

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Ma il significato di Deatchwatch non si esaurisce qui poiché esso, al di là delle influenze religiose, è fruibile con più interpretazioni: l’orrore, quello reale della guerra, forse si è insinuato in maniera lovecraftiana all’interno della mente di ogni soldato, portandoli tutti verso la più bieca follia tant’è da non distinguere più i commilitoni dai nemici oppure, e qui prevale la natura puramente horror del film, è la terra stessa impregnata di sangue e morte a metterli alla prova, utilizzando il soldato tedesco prigioniero come giudice, giuria e giustiziere sovrumano capace di assolvere i peccati solo di chi, nonostante l’estremo contesto dell’uccidere per non essere uscito, rinneghi la violenza discostandosene e non riconoscendola come unica soluzione possibile.

Un titolo di nicchia che è una piacevole sorpresa

Una scena di Deathwatch - La trincea del male

Al netto di quanto fin qui affermato, Deathwatch – La trincea del male si conferma come una piacevole sorpresa da parte di Amazon Prime Video, nonostante abbia sulle spalle già ben ventitré anni dall’uscita nelle sale cinematografiche, che riesce a catturare l’attenzione visiva senza mai annoiare considerando i tempi lenti con cui vengono narrate le vicende.

A giocare a suo favore, oltre alle interpretazioni decisamente convincenti, sono la fotografia alquanto cupa, desaturata, dai toni molto freddi che va a rafforzare la claustrofobica e inospitale scenografia en plein air, un girone dantesco a cielo aperto da cui giunge il messaggio ultimo che Deatwatch porta intrinseco in sé: l’uomo è l’artefice degli stessi orrori con cui, poi, deve fare i conti.

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