Festival Contaminazioni 2024, Pilar Fogliati e Sara Mafodda all’evento conclusivo

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festival contaminazioni 2024

Pilar Fogliati e Sara Mafodda sono state le due protagoniste dell’evento conclusivo del Festival Contaminazioni 2024

In questi giorni si è svolto nella Capitale, a La Pelanda – Mattatoio di Roma, il Festival Contaminazioni 2024, un Festival di libere espressioni artistiche organizzato e gestito dagli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Nell’evento conclusivo le due protagoniste sono state Pilar Fogliati e Sara Mafodda. Le due attrici hanno raccontato la loro avventura in Accademia, svelando alcuni aneddoti. Impossibile poi non soffermarsi sul presente, che le vede protagoniste al cinema rispettivamente con Confidenza Gloria.

«È bello che esista questo Festival, perché fa capire quali sono le proprie attitudini principali. L’Accademia per me è stata importante e ho dei bellissimi ricordi. Davvero è stato fondamentale sperimentare tante cose, tutte diverse tra loro. Una delle cose belle è che ogni triennio si differenzia per esperienze e per caratteristiche. Quest’evento è il momento dove si sfoggia tutta la creatività. Sono entrata in Accademia a 18 anni e mi sentivo molto piccola, come se fossi ancora al Liceo. Il primo anno mi è un po’ servito per capire dove mi trovavo, ma, con il senno di poi, va bene così. Tutto diventa solenne, quasi in modo esagerato. Dopo però tutto ciò ti dà una disciplina e un rispetto che diviene essenziale e preziosa. Come è stato il dopo? Un po’ è come se si ricominciasse da capo, perché ti senti uno dei tanti. Solo dopo però ho capito molte cose che mi sono state insegnate, soprattutto quando ho dovuto scrivere e dirigere. Confidenza? Un bellissimo film, con un grande Elio Germano. Una grande interpretazione la sua e posso dire che secondo me è il miglior attore italiano», ha detto Pilar, diplomatasi proprio all’Accademia Silvio D’Amico.

Belle anche le parole di Sara Mafodda, che ha raccontato un divertente episodio degli anni alla Silvio D’Amico: «Per me conta molto il relazionarsi con il gruppo, perché poi te lo porti anche dopo, al di fuori dell’Accademia. Un aneddoto di quegli anni? Mi ricordo che, io e i compagni, facevamo le prove di notte per uno spettacolo. Abitavamo al terzo piano, ma ci sentivano quelli del primo. Per loro eravamo una sorta di incubo. Un giorno ci suonarono anche alla porta, chiedendoci di smettere. Questo finisce per creare proprio quelle relazioni e quei rapporti. Io sono stato molto sfortunata nel post Accademia, perché c’è stato subito il Covid. Ciò che più mi ha colpito del dopo è l’aver riscoperto me stessa e alcune cose mie. Un futuro da regista? Ho scritto delle cose, ma su di me. Mi piace molto il lavoro di attrice, perché hai comunque una libertà di mettere mano sul materiale dove devi lavorare. È difficile trovare compromesso tra questo sentirsi autrice di se stessa e seguire quelle che sono le direttive. Il film Gloria? È stata una bellissima esperienza lavorare con delle bellissime persone. Certo, è stata anche faticosa, ma trovarsi bene con i compagni di viaggio ha dato quel qualcosa in più. Margherita Vicario è stata molto brava nel raccontare molto bene la storia e il viaggio che si sviluppa nella pellicola. Si capisce molto bene qual è il messaggio e cosa voleva dire».

 

 

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