Skoob a MNN: «La musica mezzo per esprimere le emozioni. Gazzelle e Calcutta i miei modelli»

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copertina (Foto di Jacopo Ciampanelli)

Skoob si è raccontato in un’intervista ai nostri microfoni, parlando dell’ultimo singolo Mi vuoi bene davvero?. E di tanto altro…

A poco più di un mese dall’uscita di Mi vuoi bene davvero?, Skoob si è raccontato ai nostri microfoni. Un’intervista dove si è parlato non solo dell’ultimo brano, ma anche del suo rapporto con la musica, mezzo per raccontare emozioni, della sua crescita umana e  professionale, delle sue fonti di ispirazione e dei suoi progetti futuri.

Com’è nato Mi vuoi bene davvero? ?

«È nata in un momento in cui ero un po’ solo e confuso. Il titolo è una domanda che si è sviluppata dentro di me in modo del tutto spontaneo. Nel senso che mi sono chiesto chi, in quel momento, volesse davvero il mio bene. Poi è diventata un’analisi più profonda su tutto quanto, anche perché la canzone si apre con “Quanto è banale volersi bene… Se ci schiantiamo vai prima tu…”. La domanda dunque è: mi vuoi bene davvero, oppure, in un momento di difficoltà, mi lasceresti schiantare? Ecco, ho voluto usare questa immagine».

Il pezzo è dunque fortemente autobiografico?

«Assolutamente sì. Diciamo che nei miei pezzi tendenzialmente cerco sempre di raccontare il mio vissuto. Sicuramente è un qualcosa che mi piace fare. I brani sono un mezzo per esprimere le mie emozioni, perché questo è un qualcosa che, con la musica, mi riesce meglio».

Mi vuoi bene davvero? è nato con la collaborazione con il produttore Polezsky. Come è nata quest’unione professionale?

«Io e lui ci conosciamo da parecchi anni. Siamo amici e abbiamo studiato insieme per gli esami di maturità di matematica. Io avevo questo brano nel cassetto. Lo avevo scritto in un altro momento. Non mi convinceva più di tanto e quindi l’avevo messo da parte. Dopo un paio di anni, gliel’ho fatta ascoltare e mi ha detto che ci avrebbe messo mano lui. Io mi sono fidato ed è nata questa collaborazione in un modo molto spontaneo e quasi casuale».

Nel 2020 è uscito il tuo primo album, Il tuo nuovo tipo. Cosa puoi raccontarci su questo lavoro? Quanto c’è di vita vissuta?

«Tutto l’album è in realtà vita vissuta, nel senso che sono brani scritti dopo che mi ero lasciato con una ragazza. Traccia dopo traccia si possono leggere, capire le mie emozioni e quello che provavo nei suoi confronti. Sentimenti che però vivono una vera e propria evoluzione. Infatti si apre con Non amarmi più, che è una sorta di vero e proprio struggle interiore, del tipo “Se vuoi non amarmi più… mi va bene così”. Poi in Festivalbar c’è invece tantissima rabbia. Nell’ultimo brano, Due cretini, si descrive la fine della relazione che diventa realtà e dunque si guarda e si va avanti. Insomma, un insieme di polaroid che descrivono le fasi di una rottura di un rapporto».

Dunque, come hai già detto, la musica è un mezzo per descrivere le tue emozioni..

«Sì, assolutamente. Fin da quando sono piccolo, scrivo canzoni. Era un tentativo e un modo per trovare le mie dimensioni. Con il mio primo album ho trovato il mio suono e il mio stile di scrittura. Poi ovviamente, con il tempo, questo si sta evolvendo e sta cambiando, ma la musica resta sempre il mio mezzo per esprimersi».

Dunque da quell’album a Mi vuoi bene davvero? quanto sei cambiato dal punto di vista professionale?

«Sicuramente c’è anche una maturità come persona e una consapevolezza diversa. Prima magari scrivevo un po’ più di pancia. Come artista voglio sempre evitare di ripetermi e quindi di annoiare l’ascoltatore. Parlo sempre di quello che voglio parlare, senza cercare la hit. Ricerco magari delle immagini un po’ più particolari, ma mi piace cercare di arrivare a tutti».

Il tuo pezzo Ottobre ha superato i 100mila stream su Spotify. Quanto ti ha dato quel brano?

«In realtà quella è una canzone che non è partita benissimo. Forse non è stata capita, ma poi fortunatamente è stata rivalutata. Penso che sia arrivata a 150mila stream. Si tratta di un brano dalla forte emotività, lento e che va a colpire i sentimenti e le emozioni delle persone. E questo è un qualcosa che io cerco sempre di fare, magari con dei pezzi emotivi e non ballabili. Direi che Ottobre è perfetta da ascoltare in macchina. Mi piacerebbe che le persone ascoltassero le mie canzoni con le cuffiette, in camera, al buio, al mare, guardando un tramonto. Cerco quel tipo di ascolto e con Ottobre sono riuscito a catturarlo».

Nel tuo stile e nel tuo sound si coglie tanto di Calcutta e di Gazzelle. Sono loro le tue principali fonti di ispirazione?

«Pur non conoscendoli, penso che, come me, siano persone emotive, sensibili e profonde. La ricerca del suono e delle parole si avvicina, senza alcun dubbio. Mi ispiro anche ad altri, ma sono loro i miei modelli».

Quali  sono i tuoi progetti futuri?

«Ci sono un sacco di brani già pronti, che però non posso spoilerare. Io e Polezsky stiamo lavorando tanto insieme e, a settembre, uscirà un nuovo singolo. Ci saranno poi delle date quest’estate, che, a breve, saranno annunciate »

IMMAGINE IN EVIDENZA DI UFFICIO STAMPA DIECIQUATTORDICI – FOTO DI JACOPO CIAMPANELLI

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