Domenico Bazzoni (BBrothers) a MNN: «Annì dedicata a mia figlia. Ci piace esser poliedrici. X Factor? Un punto di partenza»

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BBROTHERS ANNì

FOTO DI MATTEO LANDIS

Domenico Bazzoni, membro del duo dei BBrothers, si è raccontato ai nostri microfoni, parlando del nuovo singolo Annì. Ma non solo

Domenico Bazzoni, membro del duo dei BBrothers insieme al fratello Alberto, si è raccontato ai nostri microfoni, parlando del nuovo singolo Annì,  nato dalla collaborazione con Nicola Nite, frontman dei Tazenda, e uscito proprio qualche giorno fa. L’artista però ha toccato anche molti altri temi: le collaborazioni con altri cantanti, la partecipazione a XFactor e il nuovo album.

Com’è nato il brano Annì?

«L’ispirazione me l’ha data la nascita di mia figlia, avvenuta nel 2019. Il tempo è passato molto in fretta. In questi cinque anni l’ho vista crescere. Ho scritto questo brano, che contiene quelle che possono essere le riflessioni di un genitore, che vede la figlia piccola, la prende per mano e la fa giocare con gli altri bimbi nel girotondo. Questa bambina, crescendo, avrà sempre la mano del padre, tesa verso di lei, quando si troverà nel girotondo della vita, con tutti gli alti e bassi che questa può avere. Il succo è che quindi un padre sarà sempre presente per sua figlia. Annì è stata scritta nel periodo del Covid e poi è rimasta nel cassetto. Abbiamo pensato di presentarla a Nicola, il cantante dei Tazenda, assieme ad altri brani. Ed è stato lui a scegliere questo».

Com’è nata la collaborazione con Nicola Nite?

«Nicola è un artista che abbiamo sempre stimato. Lo conosciamo da prima che è entrato a far parte dei Tazenda. Lo seguivamo già quando aveva una cover band e suonava in alcuni locali di Sassari. Noi, qualche anno fa, abbiamo fatto un brano con Maria Giovanna Cherchi. In un evento abbiamo suonato proprio questo pezzo e, tra gli ospiti saliti sul palco, c’era anche lui. Gli è piaciuta molto la nostra interpretazione e ci ha fatto i complimenti. Da lì ha chiesto di fare un featuring e ciò ci ha ispirati, fino ad arrivare appunto ad Annì».

La vostra carriera è caratterizzata da molte collaborazione: appunto Maria Giovanna Cherchi, i Tazenda, con Gigi Camedda e Beppe Dettori. Quanto è importante lo scambio con gli altri artisti?

«È un qualcosa di importantissimo. In Annì, Nicola ci è stato di grandissimo aiuto, soprattutto per quanto riguarda i cori. Con Gigi Camedda sono riuscito a notare come si muove un artista all’interno di uno studio di registrazione, soprattutto dal punto di vista delle conoscenza della sua voce e degli effetti da usare. Di Beppe Dettori posso dire che è un artista a tutto tondo, essendo anche un autore e un grande chitarrista. Maria Giovanna Cherchi ha una voce altissima. Mi ricordo il produttore, Gabriele Oggiano, che la spronava per alzare la voce, convinto che arrivasse anche alle note più alte. Abituata a cantare in sardo, nel pezzo che ha fatto con noi ha avuto una vera e propria esplosione vocale. Insomma, queste collaborazioni servono per scoprire quanto la Sardegna abbia un bacino di artisti illimitato. E questo a noi fa solo piacere».

Ecco, parlando proprio di Sardegna e tornando ad Annì, il video è girato al tramonto nella spiaggia di Porto Ferro. C’è qualche legame con la tematica trattata dal brano?

«Il regista Daniela Paglia, che ha già girato due video con i Tazenda e che a fine anno sarà impegnato con l’uscita del suo film, ha pensato a priori quella che sarebbe stata la serata. Ha proprio atteso una sera dove ci fosse un tramonto con la foschia. E questo perché, avendo girato nelle rocce, queste riflettevano la luce del sole che si andava scemando. Con la foschia si è però andato a creare un paesaggio quasi lunare, con il mare che faceva da contorno. Abbinato alla musica del brano, che è un tango un po’ malinconico, si è creato un connubio perfetto. La semplicità delle immagini è stata arricchita dalla scelta fatta da Daniele».

Nel 2014 avete partecipato a X Factor? Quanto vi ha dato e cosa vi rimane di quella esperienza?

«Ci ha dato tanto, perché è stata una bellissima esperienza e abbiamo conosciuto tantissimi artisti bravi, anche più bravi di noi e che sono stati eliminati al primo provino. Fare un talent è un’arma a doppio taglio e ha dei pro e contro, perché puoi anche essere eliminato subito e, quando vai via, hai sempre un po’ di amaro in bocca. A noi ha comunque dato l’input per partire con i nostri brani, con il nostro primo disco e con il nostro voler lasciare il segno ogni anno, facendo un singolo e cercando artisti che hanno il piacere di collaborare con noi. Mi ricordo le parole di Morgan, che, dopo esser stati eliminati, ci ha detto di continuare per la nostra strada, facendo musica e live. Quella è stata la nostra partenza del nostro viaggio in musica, perché da quel momento non abbiamo smesso di produrre. Tornati in Sardegna abbiamo infatti fatto il nostro primo singolo, Strade di fango, con Pauz. E poi è venuto tutto il resto».

A distanza di dieci anni, pensi che i talent siano ancora un mezzo per mettersi in mostra e farsi conoscere?

«Sicuramente sono un buon trampolino di lancio. Diciamo che sei molto dentro degli schemi, da cui per diversi anni non puoi uscire. Infatti, per molti anni, sei sotto contratto con loro e questa cosa ti deve andar bene. Altrimenti non ha senso nemmeno provarci. Bisogna anche fare tutto ciò che ti viene proposto e, a volte, anche mettere, in un certo senso, da parte quello che che è il tuo percorso. Da amici, che sono andati avanti nel percorso, ci è stato detto che gli sono state proposte delle canzoni che magari loro non avrebbero voluto interpretare ma che, per obblighi contrattuali, sono stati tenuti a fare. Questo porta, in un certo senso, a cambiare il proprio cammino artistico. Se ti va bene puoi senza dubbio diventare qualcuno, mentre se ti va male devi tener conto di questo possibile rischio».

Annì fa da preludio al nuovo disco. Si può rivelare qualcosa su questo nuovo progetto?

«Sarà un album che racchiuderà tutto quello che siamo stati e che abbiamo fatto fino a oggi. Ci saranno anche dei brani nuovi. Noi ci sentiamo un po’ poliedrici, perché non abbiamo un genere musicale cucito addosso. Veniamo da varie esperienze musicali e scriviamo un po’ di tutto e di tutti tipi. Annì è stato scritto su un base tango, ma abbiamo fatto anche dei brani pop. Questo è anche frutto delle tante collaborazioni, che ci lasciamo sempre qualcosa. Ecco, noi vogliamo che il nuovo disco rappresenti ciò che siamo e siamo stati. Ma anche che speriamo di continuare a essere».

 

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