Bosch: l’eredità, la recensione della terza stagione conclusiva

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Bosch: l'eredità, la recensione della terza stagione conclusiva

Fresca di conclusione su Amazon Prime Video, la terza e ultima stagione di Bosch: l’eredità, spin-off nato dalla serie madre dedicata al personaggio di Michael Connelly, si congeda dagli spettatori tenendo alta la qualità e indicando la via per nuovi progetti futuri.

La trama

Titus Welliver interpreta Harry Bosch in una scena di Bosch: l'eredità

Harry Bosch (Titus Welliver), ex detective della divisione Hollywood dell’LAPD e ora investigatore privato, vede assegnarsi il compito di ritrovare una famiglia scomparsa nel nulla mentre un suo ex collega, uscito di prigione, inizia a minacciare in maniera sibillina l’avvocato Honey Chandler (Mimi Rogers) in corsa alle elezioni come procuratore distrettuale. Come se non bastasse, Bosch è al centro di un’indagine condotta dal detective Jimmy Robertson (Paul Caldéron): si sospetta che l’ex poliziotto sia il mandante dell’omicidio del rapitore di sua figlia Maddie (Madison Lintz) la quale, mesi prima, aveva risposto a una telefonata in cui, il presunto assassino, comunicava a Harry di aver svolto il lavoro. Quest’ultima, concentrata a indagare su una serie di rapine a mano armata insieme alla partner Reyna Vasquez (Denise G. Sanchez), si vede costretta a mettere in discussione la figura di suo padre.

Un concentrato perfettamente equilibrato tra poliziesco e introspezione

Titus Welliver e Mimi Rogers in Bosch: l'eredità

Così come la serie madre Bosch nonché le due stagioni precedenti dello spin-off, la terza e ultima stagione di Bosch: l’eredità mantiene alta la qualità che ha contraddistinto tanto il prodotto originale quanto questo “sequel“. Forte di un impianto scenotecnico di prim’ordine e di una scrittura che adatta egregiamente i romanzi di Michael Connelly, Bosch: l’eredità amplia il background dei personaggi, in particolare quello di Harry Bosch relativo al passato nelle forze speciali dell’esercito, già accennato e portato in scena nelle due precedenti stagioni e che, qui, alimenta una rivelazione capace di minare il rapporto padre-figlia con potenziali conseguenze disastrose.

Eppure è proprio questa ulteriore oscurità interiore inedità di Harry Bosch, questo ritorno di un passato di uomo-arma addestrato per le operazioni più difficili e cruente che permette in chiusura della serie di trovare il raccordo tra il plot principale e le trame secondarie. Al pari delle sette stagioni principali e delle prime due dello spin-off, anche in questa terza di Bosch: l’eredità l’impianto narrativo non segue un’unica pista bensì diverse che, nonostante ciò, riescono a convivere in armonia e a trovare una coerente quadra di chiusura.

Ed è proprio questa peculiarità che permette di dosare e miscelare con sagacia i diversi generi che compongono il prodotto, ossia quell’anima da poliziesco puro e sporco che incrocia l’introspezione psicologica senza tuttavia rinunciare a sequenze action sì brevi ma che lasciano il segno, pertanto senza andare a inficiare la struttura prettamente investigativa, nomenclatura par excellence dell’intero franchise.

Tra passato e presente, un ulteriore sviluppo di Harry Bosch

Titus Welliver interpreta Harry Bosch in una scena di Bosch: l'eredità

Nonostante ciò, Bosch: l’eredità porta in scena l’eterno conflitto tra bene e male nel cuore degli uomini perché sì, Bosch è stato un poliziotto onesto seppur con metodi contestabili, e continua a professare il proprio credo consistente nel perseguire la giustizia a tutti i costi, eppure in quest’ultima stagione si assiste alla frattura di Bosch: un uomo d’azione che, per amor filiale, deve fare un passo indietro per poter adoperare un modus operandi sempre a modo suo, ma non di pancia.

Dunque, in questi dieci episodi che concludono lo spin-off, si assiste alla mutazione definitiva di Harry Bosch, il quale “salda” i debiti con un doppio passato da veterano (quello nei Berretti verdi e nell’LAPD) per andare avanti, per poter lasciar andare i fantasmi che, da anni, gli facevano “compagnia”.

È una vera e propria resa dei conti con se stesso quella posta al centro della terza stagione di Bosch: l’eredità, che pone la parola fine sia su un arco narrativo (quello di Bosch) sia sui personaggi, in particolare con la drammatica uscita di scena di uno dei coprotagonisti compensata, ciò nonostante, con l’entrata di un volto nuovo che apre le porte al futuro del franchise.

Un ultimo episodio che anticipa il futuro di Bosch

Titus Welliver e Maggie Q in Bosch: l'eredità

Al momento, dopo sette stagioni della serie madre e tre dello spin-off, non si ha la certezza di rivedere Harry Bosch protagonista di una ulteriore serie. Eppure, il decimo episodio di Bosch: l’eredità apre uno spiraglio e annuncia quelli che sono i progetti futuri degli adattamenti di Michael Connelly. Infatti, a entrare in scena per risolvere un caso insieme a Bosch è la detective dell’LAPD Renée Ballard, comparsa per la prima volta nel 2017 nel romanzo L’ultimo giro della notte, e qui interpretata da Maggie Q.

Con questa interessante new entry si ha la conferma (di recente annunciata) di un nuovo spin-off all’orizzonte, ossia Ballard in arrivo nel corso del 2025 sempre su Amazon Prime Video e in cui non si esclude a priori la presenza di Harry Bosch/Titus Welliver anche solo come guest star. Di sicuro le aspettative sono alte ma considerando la qualità con cui, dal 2014 a oggi gli adattamenti dei romanzi di Connelly hanno viziato gli estimatori di Harry Bosch, vi è la quasi totale certezza che Ballard avrà tutte le carte in regola come nuovo spin-off e degno erede tanto di Bosch quanto di Bosch: l’eredità.

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