Jasley a MNN: «Cadillac inno afro all’intraprendenza femminile. Musica strumento per parlare di tematiche che vivo ogni giorno»

Foto d Marco Beolchi
A una settimana dall’uscita del suo nuovo singolo Cadillac, Jasley si è raccontata ai nostri microfoni, toccando tantissimi temi
A una settimana dall’uscita del suo nuovo singolo Cadillac, Jasley si è raccontata ai nostri microfoni, toccando tantissimi temi. L’artista italo-somala ha parlato della sua musica, di come quest’ultima si leghi a certe importanti tematiche e anche di qualche progetto futuro.
Tra una settimana uscirà il tuo nuovo singolo Cadillac. Com’è nato questo brano?
«In realtà, io ho fatto tantissima musica in questi ultimi anni, cercando un po’ il genere che più mi appartenesse, fino a che non ho scoperto l’afro. Forse bastava ascoltarsi un po’ di più e soprattutto ascoltare le mie origini, fermandosi anche solo un secondo. Avevo questa melodia in testa da giorni, fino a che non sono andata in studio e siamo proprio partiti proprio da questa. Ci siamo messi al piano a suonare e abbiamo iniziato. Cadillac racconta una storia d’amore estiva, nata su una spiaggia tropicale, con attorno persone che danzano, bambini che corrono, giocano e musica dal vivo. Insomma, un po’ tutto questo».
Sia nel testo che nella musica si legge una sorta d’invito all’intraprendenza femminile. È davvero così?
«Assolutamente sì. Anche sul mio profilo Tik Tok, invito le donne a essere femminili e a non avere paura di mostrarsi. Non conta essere solo dolci, ma anche perseguire obiettivi e fare cose».
La canzone è frutto della collaborazione con Aurora Pinto e Andrea Immovlli. Com’è nata quest’unione musicale?
«Ci siamo conosciuti e abbiamo visto un po’ come andava. Inizialmente ero un po’ impaurita, perché l’afro non è tanto diffuso in Italia. In realtà poi ci siamo trovati subito, grazie anche al fatto che avevo questa melodia in testa. Lei è stata bravissima ad abbinarci le parole. L’immagine è stata senza dubbio subito quella della spiaggia tropicale al tramonto. Abbiamo collaborato e lavorato benissimo. Infatti, nel giro di poche settimane, il brano era finito. E tutti eravamo molto contenti. Insomma, è stato tutto molto naturale e immediato».
Qualche mese fa è uscito un altro tuo brano, Boulevard. Al di là delle tematiche, c’è un filo sottile che lega le due canzoni?
«Come sonorità, assolutamente sì. In realtà, anche un po’ come tematica. Quando sono andata in Somalia, ho parlato con queste mie cugine. Ho chiesto cosa avrebbero voluto fare da grandi. Loro hanno risposto che, la cosa più importante, sarebbe stata sposarsi e sistemarsi. Io ho domandato se non avessero un sogno, un progetto da realizzare, ma loro hanno sottolineato che sarebbe bastato ciò. Da questo mi sono chiesto come fosse possibile che a una donna basti solo sposarsi, accasarsi e fare figli. Per me è importante trattare di tematiche che vivo da sempre sulla mia pelle, sia quando sto in famiglia, in Somalia, sia in Italia, dove, bene o male, tutto si ripropone. Penso, per esempio, al razzismo. Purtroppo mi sono capitate situazioni non piacevoli. Ma anche semplicemente quando, camminando per strada, la gente mi definisce e chiama bel cioccolatino. Non è un complimento, non è una cosa bella da dire e non è piacevole come cosa. Per me è importante affrontare questi argomenti, perché tante persone, straniere ma nate in Italia, da sempre vivono le stesse cose. Raccontare è un qualcosa di importante e di fondamentale. Riuscire a farlo attraverso la mia musica, arrivando a molta gente, per me è la cosa che mi rende più felice».
D’altronde la funzione della musica dovrebbe essere proprio questo: raccontare, parlare di alcune tematiche e veicolare dei messaggi attraverso delle canzoni…
«Assolutamente».
Quindi comunque c’è molto di autobiografico nei tuoi pezzi…
«Sempre. Io ho bisogno di mettere del vero nella mia musica, cose che per me sono significative. Essendo nata e vissuta in Italia, ho tante amicizie di culture diverse, essendo nata e cresciuta in periferia. Insomma, un vero e proprio mix multietnico. Ho sempre vissuto tutto ciò che canto».
Ascoltando i tuoi brani, si legge un mix perfetto tra afrobeat e urban. Ti riconosci in questa descrizione stilistica?
«Sì, in realtà sì. Negli ultimi anni, come ti ho detto, ho veramente sfiorato di tutto, perché non trovavo un genere che mi appartenesse. Sono partita con l’indie, poi mi sono trasferita a Lanzarote e ho fatto musica in spagnolo. Mi piaceva, però non la sentivo mia. Poi ho fatto pop, fino a che non sono arrivata appunto all’afro e all’urban».
C’è qualche artista a cui ti ispiri?
«Sicuramente mi ispiro a Kayla. Come sonorità, ma anche come vestiario, mi piace tanto. Mi piacciono i suoi live, le sue performance e mi piacciono vedere le ballerine dietro. Insomma, il mood di festa, in un live, mi piace molto».
Il tuo nome d’arte, Jasley, ha qualche spiegazione particolare?
«In realtà sì, perché io mi chiamo Jasmin Leila. Mi piacciono tantissimo i due nomi. Pensa che mia mamma mi ha raccontato che, quando era incinta di me, si era appassionata ad Aladdin. Ed è così che ha scelto il nome Jasmin. Volevo rimanere con i miei nomi, ma Jasmin si sembrava un po’ troppo neutro ed è per questo che ho fatto una sorta di vera e propria unione».
Tu sei molta attiva sui social. Pur essendo ormai un luogo dove si trova di tutto, per te sono ancora uno strumento attraverso cui un’artista può far conoscere se stessa e la sua musica?
«Assolutamente sì. Sicuramente però sono un’arma a doppio taglio. Per quanto riguarda un’artista, ti danno modo di sfruttare creatività e perseveranza. Insomma, ti aiutano a farti conoscere. Però, dall’altro lato, devi mantenere degli standard alti e ti senti un po’ in competizione. Ti chiedi perché qualcun altro ha avuto più numeri, dopo tutto l’impegno che ci metti. Dunque ci sono pro e contro».
Hai qualche progetto futuro? Arriverà il primo album?
«Quello sicuramente arriverà. Ora stiamo preparando un po’ di brani, abbastanza collegati tra loro e su tematiche per me molto importanti. Però non voglio spoilerare nulla. Invito a seguire i miei social, perché ci saranno presto tante news belle e interessanti».
IMMAGINE IN EVIDENZA – FOTO DI MARCO BEOLCHI

Giornalista pubblicista, copywriter e ghostwriter. Sardo di nascita e romano d’adozione, cresce con le cuffie alle orecchie, tra un mare Di sole e d’azzurro e le difficoltà di Una vita da mediano. La passione per la buona musica come stella polare professionale, cercando di trasformare in parola le sensazioni e le emozioni che solo questa può dare. In una vita, che proprio come questo sito, è un apostrofo rosso tra le parole Movie e Indie.