La imatge permanent a Festival Film Villa Medici: recensione del film

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Oggi, al Festival Film Villa Medici, è stato proiettato La imatge permanent, film di Laura Ferrés: recensione e trama

Oggi, al Festival Film Villa Medici, che si sta svolgendo nella location della Accademia di Francia a Roma, è stato proiettato La imatge permanent, film di Laura Ferrés e che è, tra l’altro, in concorso. La pellicola narra quello che può essere definita una sorta di vero e proprio racconto nel racconto.  Le vicende si svolgono inizialmente piccolo paesino del sud della Spagna (non a caso infatti i dialoghi del film sono tutti o in catalano o in spagnolo). La protagonista è Antonia, che, da adolescente, più precisamente a soli 15 anni, diventa madre. La ragazza però decide, una notte, di sparire, abbandonando quello che è il suo neonato.

La trama poi ci porta a ben 50 anni dopo. In questo caso, i riflettori si accendono su Carmen, una direttrice di casting di un’agenzia pubblicitaria, che fa del suo essere schiva, introversa e chiusa la sua caratteristica principale. Ma ecco che la donna, impegnata nella ricerca di persone che raccontino le loro storie e le loro esperienze,  che poi potrebbero diventare il fulcro di uno spot politico per la campagna elettorale, incrocia proprio Antonia, diventata una venditrice ambulante. Tra le due nasce un rapporto molto particolare e singolare, che dimostra come, in realtà, abbiano in comune molto più di quanto si pensi e si possa, in un primo momento, immaginare. Ed è proprio per questo che La imatge permanent sembra quasi rivolgersi e parlare a quello che è il lato più oscuro delle persone, senza dimenticarsi della stranezza di molti legami che si creano e di come, molto spesso, sia difficile conoscere l’altro. E non basta semplicemente guardare solo e soltanto il suo volto.

A colpire è poi senza alcun dubbio l’importanza della musica, visto il costante ritornare all’interno della pellicola di canzoni di migranti catalani e andalusi del dopoguerra. Insomma, il film sembra un viaggio, a volte cupo, altre avventuroso, in quello che è il contrapporsi tra mutamento e immutabile, ossia ciò che rimane ed è destinato a rimanre. Infine è impossibile non cogliere la mano della regista Laura Ferrés, che racconta  il tutto con un umorismo quasi tagliente, accompagnato però da un pizzico di fantasia, ma soprattutto dall’umanità dei protagonisti e dei personaggi.

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