Memorie di un assassino, la recensione: l’abisso della caccia all’uomo

0
Memorie di un assassino, la recensione: l'abisso della caccia all'uomo

Torna nelle sale italiane dal 10 al 12 marzo 2025 per un evento speciale Memorie di un assassino – Memories of Murder, capolavoro del regista premio Oscar Bong Joon-ho, tornato da poco al cinema con Mickey 17. Thriller investigativo cupo e avvincente che ha segnato la cinematografia sudcoreana e anticipato lo stile inconfondibile del maestro coreano, ri(scopriamo) insieme questo fondamentale tassello nella filmografia dell’autore di Parasite.

La trama

Song Kang-ho e Kim Sang-kyung in una scena di Memorie di un assassino

 

Corea del Sud, 1986. In un piccolo villaggio di campagna vengono ritrovati i corpi di diverse giovani donne brutalmente violentate e uccise. Il detective locale Park Du-man (Song Kang-ho), abituato a metodi investigativi rudimentali e spesso violenti, si trova a indagare su quello che sembra essere il primo caso di serial killer nella storia del Paese. Al suo fianco arriva da Seoul il detective Seo Tae-yun (Kim Sang-kyung), metodico e razionale, che mette in discussione i metodi approssimativi della polizia locale. Mentre la tensione nella comunità cresce e l’assassino continua a colpire, i due detective, profondamente diversi tra loro, dovranno affrontare non solo l’omicida ma anche i propri demoni interiori e un sistema corrotto che sembra ostacolare la verità.

Un thriller che ridefinisce il genere

Una scena di Memorie di un assassino

Se c’è un elemento che colpisce di Memorie di un assassino è come riesca a partire come un classico thriller investigativo, con tutti gli elementi tipici del poliziesco, per poi trasformarsi in un’opera molto più complessa e stratificata. Il film di Bong Joon-ho sfugge costantemente alle etichette di genere, muovendosi con disinvoltura tra dramma sociale, thriller psicologico e critica politica, offrendo una narrazione che va ben oltre la semplice caccia al colpevole.

Ti potrebbe interessare In the Mood for Love: recensione del capolavoro di Wong Kar-wai

Difatti, questo lavoro del regista coreano è un’opera ibrida che sfida le convenzioni narrative senza timore di disorientare lo spettatore. La struttura apparentemente lineare della storia viene continuamente sovvertita da svolte inaspettate e da una messa in scena che riesce a mantenere costantemente alta la tensione. Non è un caso che questo film abbia gettato le basi per quello che sarebbe diventato lo stile inconfondibile di Bong, caratterizzato da improvvisi cambi di tono e da quella capacità unica di mescolare umorismo nero e tragedia che ritroveremo in opere successive come Parasite e Okja.

Un’indagine che svela le fratture sociali

Una scena di Memorie di un assassino

Ed è proprio nell’equilibrio tra la ricerca del colpevole e l’analisi sociale che Memorie di un assassino trova la sua forza narrativa. Il film, ambientato durante il periodo della dittatura militare in Corea del Sud, utilizza l’indagine come pretesto per esplorare le profonde contraddizioni della società coreana dell’epoca. La polizia viene presentata come un’istituzione inefficiente e violenta, pronta a ottenere confessioni con la tortura e a manipolare le prove per chiudere rapidamente i casi.

La contrapposizione tra i due protagonisti diventa metafora di un Paese diviso tra tradizione e modernità, tra metodi investigativi arcaici e approcci scientifici. Song Kang-ho offre una delle sue interpretazioni più memorabili nel ruolo del detective rurale, un uomo convinto di possedere un “istinto” speciale per identificare i colpevoli, mentre Kim Sang-kyung incarna perfettamente la freddezza razionale del detective metropolitano. La loro dinamica conflittuale evolve in modo magistrale lungo tutto il film, portando entrambi a confrontarsi con i limiti dei propri metodi e delle proprie convinzioni.

Un’opera sulla fallibilità umana e l’ossessione

Una scena di Memorie di un assassino

Memorie di un assassino trascende il semplice whodunit per diventare una profonda riflessione sulla fallibilità umana e sull’ossessione. La ricerca della verità diventa per i protagonisti una vera e propria discesa agli inferi, un percorso che li costringe a confrontarsi con le proprie debolezze e con i propri pregiudizi. Il film esplora in modo magistrale come l’ossessione per la soluzione di un caso possa diventare essa stessa una forma di cecità, impedendo di vedere ciò che è veramente importante.

Ti potrebbe interessare Deathwatch, la recensione: oltre gli orrori della guerra

Il tratto di genio di Bong Joon-ho è quello di costruire un thriller che deliberatamente frustra le aspettative dello spettatore, rifiutando le facili soluzioni e le conclusioni rassicuranti tipiche del genere. La verità nel film è sfuggente, ambigua e la giustizia è un concetto che viene costantemente messo in discussione. Non è solo un film su un assassino, ma un’opera sulla memoria collettiva, sulla colpa e sulla responsabilità morale di una società intera.

Un capolavoro visivo che merita il grande schermo

Una scena di Memorie di un assassino

Al netto di quanto fin qui affermato, Memorie di un assassino si conferma come un’opera imprescindibile nella storia del cinema sudcoreano e nella filmografia di Bong Joon-ho, che merita di essere riscoperta sul grande schermo. La fotografia di Kim Hyung-ku è magistrale, con i suoi paesaggi rurali immersi nella pioggia e nel fango che diventano estensione dello stato d’animo dei protagonisti.

A giocare a suo favore sono anche una regia sorprendentemente matura per un’opera seconda, con inquadrature studiate nei minimi dettagli e sequenze di inseguimento che sono diventate iconiche, e una colonna sonora inquietante che contribuisce a creare quell’atmosfera di angoscia e smarrimento che permea l’intero film. Il messaggio ultimo che Memorie di un assassino porta con sé è potente nella sua semplicità: la verità può essere l’elemento più elusivo in un’indagine e il male più profondo non sempre ha il volto che ci aspettiamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *