Operazione Kandahar: la recensione del film con Gerard Butler

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Operazione Kandahar, il nuovo film di Ric Roman Waugh

Gerard Butler torna sugli schermi in streaming con Operazione Kandahar, una spy story con buoni propositi ma dai risultati alquanto discreti.

Spy story diretta da Ric Roman Waugh, Operazione Kandahar è un prodotto alquanto similare, per alcune dinamiche, al recente The Covenant di Guy Ritchie, ma, ciò nonostante, non riesce a brillare per quanto concerne l’originalità. Vediamo insieme in questa recensione perché il film disponibile su Amazon Prime Video non ci ha convinti.

Squarci mediorientali

Gerard Butler in Operazione Kandahar

Agente operativo dell’MI6 britannico ma in forze alla CIA, Tom Harris porta a compimento una delicata missione: distruggere, tramite un attacco informatico, una struttura di ricerca nucleare iraniana. A incarico completato, l’uomo decide di tornare a casa per rivedere la figlia e godersi un periodo di meritato riposo. Mentre si trova nell’aeroporto di Dubai, viene avvicinato da Roman Chalmerd, dipendente della CIA, che gli affida una nuova missione a Herat. Inizialmente titubante, Tom accetta poiché si tratterebbe di restare qualche giorno in più e ciò non influirebbe con le tempistiche della festa del diploma di sua figlia. Arrivato a Herat, però, la missione viene subito compromessa: una fuga di notizie ha fatto sì che Tom venga identificato come il responsabile dell’attacco sul suolo iraniano. Braccato, l’agente si dà alla fuga insieme al traduttore Mo, a lui assegnato per l’operazione.

Operazione Kandahar: spy story old school, ma che arranca

Una scena di Operazione Kandahar

Gli ingredienti per farne una spy story classicheggiante Operazione Kandahar li ha tutti: operativi sotto copertura, doppi giochi, fughe rocambolesche, ambientazioni da teatri di guerra e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia, non basta una lista di buoni componenti per far sì che il risultato finale sia ottimale. Per certi versi è impossibile non paragonare Operazione Kandahar al recente e coevo The Covenant, nonostante quest’ultimo abbia un impianto decisamente più drammatico e introspettivo rispetto al lavoro di Ric Roman Waugh, poiché non sono poche le similitudini che fanno l’ultimo arrivato di casa Prime Video il “riflesso speculare” del film di Guy Ritchie. Difatti, troviamo due uomini, tanto diversi quanto distanti psicologicamente e culturalmente tra loro, e a cui viene data la caccia durante una fuga che, di certo, non manca di tensione e scene con la giusta dose di adrenalina. Tuttavia, anche se non privo di azione alternata a momenti più riflessivi, Operazione Kandahar risulta essere un epigono di The Covenant, non riuscendo a tenere alta l’attenzione.

Una scena di Operazione Kandahar

Come già affermato, Operazione Kandahar non è sprovvisto di scene d’azione che, in un primo momento, sembrerebbero anche interessanti ma, purtroppo, a sequenza conclusa, fanno provare una fastidiosa sensazione di déjà vu dal sapore decisamente stantio e dozzinale. Vuoi per un background del regista non proprio florido, da cui spicca solamente il buono Snith – L’infiltrato, vuoi per una certa ripetitività degli eventi portati in scena. Però il problema più notevole di Operazione Kandahar è la carenza di profondità narrativa e dei personaggi. Gravità, questa, che porta inesorabilmente verso situazioni pesantemente da cliché e che non brillano per qualsivoglia senso di originalità. Inevitabile, quindi, arrivare alla fine del lungometraggio senza già aver avuto conferma precedentemente che, la storia, terminerà in un determinato modo. E se a ciò si aggiunge lo sfondo intimista e psicologico dei personaggi a malapena accennato e buttato nel calderone a mo’ di mero riempimento, si ha la totale certezza che Operazione Kandahar sia un film fatto e finito in tutta fretta per far concorrenza al fratello maggiore The Covenant ma, in sostanza, non riesce ad avere nemmeno un decimo dell’appeal dell’ultima fatica registica di Guy Ritchie.

Gerard Butler in Operazione Kandahar

Inutile girarci intorno più del dovuto: Operazione Kandahar è un film che annoia, senza sé e senza ma. Vuoi per un Gerard Butler non pienamente convincente in un ruolo decisamente più serioso rispetto ad altre interpretazioni precedenti (per citarne alcuni, il franchise di Attacco al potere), vuoi per una mancanza di utilizzare lo screenplay in maniera innovativa e originale. Insomma, non vi sono guizzi capaci di alzare l’attenzione dello spettatore, ma, semmai, vi è un costante procedere per addizione di situazioni e personaggi a cui, il genere, ha abituato da tempo immemore, ormai. Occasione mancata per il regista di farsi notare e uscire, così, dall’anonimato, Operazione Kandahar è un prodotto da vedere in alternativa di niente di meglio da fruire, consci del fatto che sia uno di quei titoli sì guardabili per impegnare due ore scarse, ma che si dimenticano subito dopo la fine dello scorrere dei titoli di coda.

 

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