Sanremo 2025, le pagelle della prima serata: Cristicchi da brividi, la semplicità matura di Achille Lauro. Piacciono Gabbani, Noemi, Rose e Olly. Joan Thiele e Michielin cinematografiche, Giorgia voce fuori concorso, ma…

0
pagelle prima serata sanremo

Comincia Sanremo 2025: ecco tutte le nostre pagelle della prima serata del Festival, dove si sono esibiti tutti e 29 i cantanti

It’s time. Finalmente ha preso il via Sanremo 2025. La prima serata del Festival si è caratterizzata per l’esibizione di tutti e 29 i cantanti in gara. Il sipario dunque si è alzato e l’attesa è definitivamente finita.

Ecco le nostre pagelle, rigorosamente in ordine di esibizione, con una dovuta citazione per il super ospite Lorenzo Jovanotti e i due co-conduttori: Gerry Scotti e Antonella Clerici.

Gaia – Chiamo io chiami tu: ritmi agostani e da Capocabana, con ballerini che rendono il tutto ancor più tormentone estivo. E un ritornello che chiama il battito di mani. Insomma, un classica canzone, forse un po’ più estiva che sanremese, molto radiofonica, che in testa, volente o nolente, ci rimarrà. Ottima la performance vocale nel bridge finale e nella parte in falsetto. Ma, inutile nascondersi, a restare in testa è: «chiamo io chiami tu chiamo io chiami tu chiamo io chiami tu». Sperando che alla fine qualcuno chiami…  VOTO 6,5

Francesco Gabbani – Viva la vita: viversi ogni momento fino alla fine, all’insegna della positività: questo il messaggio, che arriva forte e chiaro. Il ritmo è più da Spazio Tempo che da Occidentali’s Karma. Insomma, una classica ballad, che lui interpreta alla grande. D’altronde, l’esibizione è quella di chi, questo palco, sa bene come calcarlo, il che rende la canzone live molto più forte di quella nella versione studio. Insomma, occhio a Gabbani. VOTO 8

Rkomi – Il ritmo delle cose: parole molto spesso spezzate, ritmo difficile da inquadrare e da capire. Insomma, una canzone complessa, in primis da cantare, e che non arriva subito. Un brano da riascoltare, senza dubbio scritto bene («quante cose distruggiamo costruendo/ è un violento decrescendo»), ma dall’identità un po’ difficile da comprendere, quantomeno a primo acchito. E che quindi che riesca di perdersi. VOTO 5,5 

Noemi – Se ti innamori muori: Mahmood e Blanco le hanno cucito addosso la canzone, con un testo che parla di un amore che, lentamente, svanisce. Verrebbe da dire bentornata, dopo qualche passo falso. Il suo timbro graffiante danza su ogni singola nota di questo brano, che la valorizza a pieno, fino ad esplodere nella parte finale. I tanti applausi in sala testimoniano che bisognerà fare i conti con lei. VOTO 8

Irama – Lentamente: onestamente si è perso il conto delle edizioni negli ultimi anni. Un po’ come se ci fosse una tassa Irama da pagare all’Ariston. Solita ballad struggente, cantata a modo suo, e confermata da incisi come «lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento». La sensazione è però di un qualcosa di già sentito e risentito più volte. Ma forse l’idea è proprio questa, perché al suo pubblico piacerà e probabilmente con il televoto risalirà. Basterà per il tanto agognato podio? Lentamente lo sapremo. VOTO 6+

Coma Cose – Cuoricini: un pezzo molto social, in un periodo dove i social si usano forse un po’ troppo, rappresentando un problema per le relazioni («un divano e due telefoni è la tomba dell’amore»). Movimenti scenici ed espressività, in cui i due sono maestri, e ritornello che è già entrato maledettamente in testa («Ma tu volevi solo cuoricini») e che qualcuno potrebbe dedicare a un’ex smaniosa di affetto virtuale. A qualcuno mancheranno i Coma Cose di Fiamme negli occhi L’addio, ma la strada è quella tracciata da Malavita. VOTO 7,5

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola: la quota emotività, brividi  e lacrime se la prende tutta lui. Cantare dell’Alzheimer della madre, del vedere il punto di riferimento di un proprio genitore sgretolarsi, convivendo con «la fatica di doverlo accettare» è un atto di coraggio e di arte dura e pura. Il testo, con ogni parola che arriva come un pugno nello stomaco, la sua emozione, la sua esibizione, tanto intensa quanto delicata, parlano da sole. E, quantomeno per questa prima serata, non serve aggiungere altro, con la standing ovation dell’Ariston che dice già tutto. VOTO 9

Marcella Bella – Pelle diamante:  «Sono forte. Tosta. Indipendente. Stronza, forse, ma sorprendente»: ascoltando, canzone e testo, sembra la versione 2025 di Pazza di Loredana Berté. Per quanto grinta e voce di certo non le manchino, il rischio di cadere nei cliché e del risultare cringe è però molto elevato. VOTO 5,5

Achille Lauro – Incoscienti Giovani: brano intenso, coinvolgente e romantico fin dalla prima nota. Le vibes di Amore disperato sono fortissime, con quel sax alla fine che dà quel sapore retrò, che rende questa canzone perfetta per (Incoscienti) giovani, ma non solo. Si parla di amore, di Roma (L’amore è come una pioggia sopra Villa Borghese), di arte e di dolce vita, con un sapore molto anni ’80. La canzone della maturità di Achille Lauro, che abbandona gli eccessi che spesso lo hanno caratterizzato. Ma la semplicità, molto spesso, vince. VOTO 8,5

Giorgia – La cura per me: arrivare da favorita non è mai un bene, perché, oltre a portare sfiga, alza tremendamente le aspettative. La sua voce viaggia su livelli elevati e fuori concorso e renderebbe interessante anche la lista dei difetti detta da uno di cui non ci frega nulla. Ma è sufficiente per vincere Sanremo, per di più a mani basse? Il brano risulta un po’ debole per il fatto di non avere un ritornello forte, ed è una sorta di mid-tempo che sembra un po’ un volersi aggiornare, ma non troppo. La standing ovation non cancella i dubbi. I dubbi non cancellano la sua grandezza, la sua voce immensa e che squarcia l’anima. Dubbi che magari si scioglieranno ascolto dopo ascolto. VOTO 8 —

Willie Peyote – Grazie ma no grazieil testo politico-sociale e satirico di Sanremo 2025. Tocca diversi temi, forse risultando un po’ un minestrone e un voglio parlare di tutto, ma non troppo. Perché la satira e l’ironia vincono e lo fanno uscire e arrivare bene, anche perché lui non si snatura mai. E il pezzo è anche relativamente ballabile. Un po’ come fanno le due coriste. Insomma, fa il suo. VOTO 6,5

Rose Villain – Fuorileggeritorno a sonorità molto più dark e villain (chi la segue da Radio Gotham capirà). Esibizione di chi ha imparato a mangiarsi il palco, di chi ama profondamente questa canzone e voleva darle la chance di un grande palcoscenico. Il ritornello tutto da ballare, il bridge finale tra battimani e vocalità, la rendono una hit radiofonica, con la ciliegina sulla torta di produzione che è di altissimo livello. Clickboom! Fuorilegge sono un po’ Bonnie e Clyde all’Ariston. La consacrazione definitiva di chi ha vissuto un anno pazzesco. E non vuole fermarsi. VOTO 8

Olly – Balorda nostalgia: Voce, sound, struttura e testo: una canzone al 100% sanremese. Arriva qui dopo un successo Devastante, con testi fatti di non solo Scarabocchi e con un tour sold out. Insomma, l’Ariston come teatro dove cercare la definitiva consacrazione, con una ballad che qui è di casa. Il pezzo è quello giusto per piacere anche a chi, forse fino a pochissimo tempo fa, di lui sapeva poco. VOTO 8

Elodie – Dimenticarsi alle 7: amore travolgente, casa dritta da deep house, ma anche un po’ di ballad, e timbro vocale inconfondibile. Insomma, per resta in linguaggio Elo, un po’ Andromeda e un po’ Black Nirvana. Il resto lo fa un’esibizione tanto pulita, elegante ed espressiva quanto potente, energica e verace. Pezzo non da primissimo ascolto e tutt’altro che immediato, ma destinato a salire, passo dopo passo. Probabilmente non da podio, ma chissà… VOTO 8 –

Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola: hip-hop d’alta scuola, quello anni 90′ per capirsi. Un brano pressoché perfetto dal punto di vista della produzione e, forse per questo, più da studio che da live con un’orchestra. Ma comunque si balla e si battono le mani. Un ottimo rimedio per il sonno che, alle 23.17, inizia a bussare alla porta. VOTO 7

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore: i cuori tornano spezzati e sanguinanti. Brano, scritto da Tiziano Ferro e Nek, che sa molto più di musical, di opera e di teatro. La sua presenza scenica importante rende questo pezzo una sorta di classico retrò, adatto però forse più a qualche anno fa. La sua classe e la sua eleganza, certo, non si discutono. VOTO 6,5

Tony Effe – Damme ‘na mano: se si provasse a chiudere gli occhi, e a immaginare di stare una trattoria romana, con uno strimpellatore ad accompagnare un piatto tipico, e le citazioni di Califano e Gabriella Ferri ad arricchire il tutto, il pezzo funzionerebbe alla grande. La domanda, in realtà, è solo una: perché il re della trap deve trasformarsi in stornellatore? Cercare di piacere a tutti, snaturandosi totalmente, è un rischio e un arma a doppio filo. E si potrebbe non piacere a chi ti ha amato nella tua solita versione.  VOTO 5

Serena Brancale – Anema e core: energia e tanto Sud. L’esibizione più grintosa, originale ed eccentrica della prima serata. Le vibes di Baccalà sono potentissime, forse pure troppo. Lei ci mette Anema e core, ma il pezzo rischia, al di là dell’essere divertente e dell’invitare a muoversi, un po’ di perdersi. VOTO 6+

Brunori SAS – L’albero delle noci: un pezzo dedicato alla figlia, che ha cambiato le architetture». Paternità allo stato puro, tra sentimenti, emozioni e paure. La combo chitarra, voce e orchestra funziona. Forse non uno dei suoi pezzi migliori (Il morso di Tyson è su altri livelli), ma meritava questo palcoscenico da tempo e se lo prende con eleganza. Ed è quella quota di cantautorato che, all’Ariston, serve sempre. VOTO 7,5

Modà – Non ti dimenticocanzone che sembra scritta per far piangere anche le lacrime del battesimo a chi si è lasciato da poco. Insomma, perfetta per la settimana di San Valentino… I Modà tornano a fare i Modà e questa è, sotto tanti punti di vista, una bella notizia. Un brano senza infamia e senza lode, ma che piacerà soprattutto alle loro fan dal romanticismo facile e a secchiate. VOTO 6,5

Clara – Febbre: la produzione di Dardust e il testo di Madame sono un ottimo marchio di fabbrica e una garanzia. Pezzo che parte lentamente, ma poi sale: perfettamente radiofonico. Il resto lo fa la sua voce pulita e garbata, accompagnata da un’esibizione di chi di quel palco non ha più paura. Il diamante non è più grezzo. VOTO 7+

Lucio Corsi – Volevo essere un duro: un inno, che sa di autobiografico, che sembra dedicato agli outsider e a chi lotta per prendersi la ribalta. Parte suonando il pianoforte e poi passa alla chitarra. Originale, mai banale ed elegante al tempo stesso. Sembra un interpretazione attoriale più che una semplice canzone. Un pezzo e un’esibizione che arrivano, che entrano dentro, ma che non sono per tutti. Però, a lui, non serve certo snaturarsi. VOTO 7,5

Fedez – Battito: «Ti porterei in terapia/solo per farti capire il male che fai». Il tema, intimo e personale, della depressione, arriva forte e chiaro. La combo canzone/sua interpretazione però non convince. Prova a mettere il brano e la performance al centro, ma, per ora, la strategia funziona poco e nulla, forse anche per un pezzo che sembra tutt’altro che esser cucito addosso a lui. VOTO 5+

Bresh – La tana del granchio: canzone orecchiabile, godibile e che mette in mostra la sua ottima penna. Atmosfere estive, tra realtà, sogno e profumo di salsedine, con tanto di struggente «se il mare si è salato/è perché un marinaio ci ha pianto sopra». Può essere la sorpresa un po’ inattesa, anche perché ha una buona fanbase, che si farà valere al televoto. VOTO 7+

Sarah Toscano – Amarcord: Sto palco po’ esse fero e po’ esse piuma, soprattutto se hai 19 anni e tanti, forse troppi, riflettori addosso. Lei però mostra carattere e voce, con un brano pop ed elettronico, magari nel sound non troppo originale, ma carino, dal buon ritmo e molto orecchiabile. Insomma, l’esame, senza troppi fronzoli, è stato superato. VOTO 7 –

Joan Thiele – Eco: il sound e l’arrangiamento è uno dei più belli e fa pensare molto alla colonna sonora di un film o di una serie tv western o d’avventura (Spara al centro qui la notte non ci fotte (Bang bang woo). Insomma, un modo per far capire quanto la canzone sia raffinata, elegante e singolare. Un’esibizione dove il mood è «tu fissala forte dentro gli occhi». Insomma, la speranza è che, chi, in tempi non sospetti, ha detto «Chi ca*** è Joan Thiele?» passi rapidamente al «Quanto ca*** è brava Joan Thiele». VOTO 8

Rocco Hunt – Mille vot’ ancora: i cervelli in fuga hanno il loro inno. Un brano che unisce urban, melodia e testo e che diventa un’ottima bandiera per il rap impegnato. E, non dimenticare le proprie radici e ai problemi che, purtroppo, le contraddistinguono («Sti figlie anna capì / sta guerra addà fernì») è senza dubbio un bel messaggio. Probabilmente può però non arrivare subito. VOTO 7

Francesca Michielin – Fango in paradiso: Alzi la mano chi all’inciso «Chissà con chi farai un figlio/se poi cambierai indirizzo» ha pensato all’ex, incontrato/a per strada, tra passeggini e finti sorrisi. Una ballad emozionante, molto cinematografica. E la sua esibizione sembra quasi volerla suddividere in slide, perfette per raccontare tutto ciò che le è successo in questo periodo. Il fatto che canti penultima un po’ la penalizza, ma nelle prossime serate avrà lo spazio che merita. Occhio a chi, sul podio, sa come ci si sale ( NO, NESSUN RIFERIMENTO ALLA CADUTA)…VOTO 8

The Kolors – Tu con chi fai l’amore: Sanremo consecutivi due, ma percepiti molti di più. Ovviamente, è anche un merito, perché avere, per due anni consecutivi, il brano più sentito in radio non è da tutti. Ma il tutto crea un alone di già sentito troppe volte. Più che Tu con chi fai l’amore il titolo sarebbe potuto essere Tu con chi fai questo viaggio. Viaggio da Ibiza a Mykonos, passando per Roma e Portorico. Con Un ragazzo Una ragazza. VOTO 5,5

Pagelle Prima Serata Sanremo 2025, voti co-conduttori e super-ospite

GERRY SCOTTI – Soprattutto eleganza e sobrietà di chi sta vivendo una delle serate più belle della sua vita e vuole godersela tutta. Qualche siparietto ironico c’è (Mi piace dimenticarsi alle 7, mi fa pensare alla pastiglia…). Nel complesso, spalleggia bene Conti, specialmente nel far scivolare velocemente la serata, ricordando coppie che hanno fatto la storia della tv. Un tassello che si aggiunge alla sua carriera. Un tassello che conta. VOTO ICONA

ANTONELLA CLERICI – Rimane forse un po’ in disparte rispetto ai compagni di viaggio, ma colpisce comunque per eleganza e semplicità. Quel palco lei, d’altronde, lo conosce bene e sa come destreggiarsi, giocando sia con Conti che con Scotti. E chiude con le trofie. VOTO SPALLA PERFETTA

LORENZO JOVANOTTI – Far passare la gente dal ballare all’emozionarsi nel giro di pochi minuti è roba per pochi. Insomma, è roba per lui. Sembra quasi una data del suo tour PalaJova, spostata al teatro Ariston. Un po’ cringe il duetto con Tamberi, ma forse serviva anche quello. VOTO L’OMBELICO DELL’ARISTON

VOTO 110 E LODE PER L’OMAGGIO E IL RICORDO DI FABRIZIO FRIZZI

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *