Paprika – Sognando un sogno: quando realtà e mondo onirico si fondono in un’unica dimensione

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Copertina ufficiale di Paprika

Copertina ufficiale di Paprika, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Con il cuore colmo di gratitudine verso tutto ciò che esiste di buono a questo mondo, ora poso la penna. Vogliate scusarmi, ora devo andare.

Satoshi Kon
Satoshi Kon

Era il 24 agosto 2010 quando il regista giapponese Satoshi Kon ci ha lasciati all’età di soli 46 anni. Una morte troppo precoce, una vita stroncata da un terrbile malattia. Il visionario Kon stava lavorando al nuovo lungometraggio The Dreaming Machine (Yumemiru Kikai), ma la storia ha scelto che questo progetto non sarebbe dovuto cocludersi, lasciandoci, involontariamente, come testamento un’opera che rispecchia a pieno l’estro e la genialità del maestro. Stiamo parlando di Paprika – Sognando un sogno, uscito nelle sale giapponesi nel 2006 e approdato in Italia nel giugno 2007.

In occasione del suo ritorno nelle sale cinematografiche del nostro Paese grazie a Nexo Digital, andremo ad analizzare e approfondire quest’opera straordinaria. Saremo come dei turisti curiosi di visitare la profondità di una mente così geniale e al contempo complessa. E come Dante con Virgilio, ci lasceremmo guidare da uno speciale cicerone, ovvero il sogno.

Progresso sinonimo di benessere?

Il DC mini, invenzione che permette di entrare nei sogni della gente
Il DC mini, invenzione che permette di entrare nei sogni della gente, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Siamo in Giappone, in un futuro non determinato ma vicino ai nostri tempi. La tecnologia sta facendo passi da gigante nel campo delle neuroscienze. La medicina ha dalla sua un nuovo congegno, il DC mini, un’invenzione che permette agli psicoanalisti di entrare in prima persona nel subconscio dei pazienti per curare dei disturbi mentali che affliggono il soggetto. Si scava in quello che Freud definiribbe Io (o Ego), la parte della nostra psiche che si incarica di soddisfare i nostri bisogni e istinti più profondi.

Ma come tutte le più grandi invenzioni, se poste nelle mani sbagliate, anche il DC mini può provocare dei disastri irreparabili. Il sogno è una dimensione dove tutto è possibile, dove non ci sono risposte giuste o sbagliate, un luogo sicuro dove rifugiarsi ed esprimere tutta la propria personalità senza paure o disagi, senza giudizi. Sarà così per il Presidente, colpevole della parata che farà da base narrativa del film. Un evento mostrato al pubblico con colori sgargianti, animato da musiche festose e giocattoli di ogni tipo, un vero paese dei balocchi.

Tutto ciò non si dimosterà altro che una montatura, una parte del piano del Presidente. L’uomo considera il mondo onirico un luogo sacro e unica testimonianza di umanità rimanente. Sfrutterà la tecnologia del DC mini come arma contro gli stessi scienziati, ritenuti dall’anziano dei criminali che sfruttano l’invenzione a discapito della stessa razza umana. Il suo desiderio è talmente forte che, nonostante perderà il suo corpo terreno, l’uomo si trasformerà in un’entità inconsistenze e nera pronto ancora a lottare per la sua fama di potere e onniscenza. Tutta questa fatica sarà valsa veramente a qualcosa?

Una, nessuna, centomila versioni di sé

Paprike e Atsuko Chiba
Paprika e Atsuko Chiba, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Nell’intera filmografia di Satoshi Kon si può toccare in maniera palpabile la filosofia pirandelliana della maschera. Ognuno di noi, seppur crede di avere una sola anima e un solo corpo, nel momento in cui viene a contatto con un altro individuo o con l’intera società, sarà inteso e conosciuto solo attraverso dei filtri che noi stessi oppure il nostro interlocutore utilizza. Un limite impossibile da bypassare. Più ci si tenta, più verremo allontanati, come Tantalo intrappolato per sempre a scontare la sua condanna nel fiume Stige.

Paprika altro non è che l’alterego della dottoressa Chiba Atsuko che prende il comando quando la sua controparte terrena cade nel sonno con il DC mini in funzione. Se Chiba è il lato serio e razionale, Paprika rivela il suo lato più ribelle, dimostrandosi uno spirito libero e dalla battuta sempre pronta. Una scelta di character design che Kon amplifica attraverso il colore, elemento cardine della pellicola.

Atsuko Chiba e Paprika in una nota scena del film
Atsuko Chiba e Paprika in una nota scena del film, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Atsuko viene mostrata per la maggior parte del film con abiti eleganti e scuri oppure con la sua divisa bianca, capelli raccolti in un ordinato chignon e uno sguardo serio. Paprika invece indossa abiti informali, giovanili, come i jeans e una t-shirt rossa, tonalità che condivide con i suoi capelli dal taglio sbarazzino, tutti elementi che fanno ritornare alla mente la vivacità, la passione e l’energia.

Queste due identità sono però destinate a separarsi e a diventare due soggetti indipendenti, capaci di intendere e di volere. Ma nel momento della scissione che rompe questo legame, seppur per un istante, nel volto di Chiba si palesa caos e confusione. “Se Paprika è qui, davanti a miei occhi, allora chi sono io? Dove mi trovo? Qual è la vera versione di me?”

Denudare l’animo umano con rispetto e delicatezza

Una nota scena del film Paprika
Una nota scena del film Paprika, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Paprika non è solo festa, colori, azione e dinamicità. Per Satoshi Kon questo film non è semplicemente un’opera cinematografica. L’artista si approccia a esso come una dea dalla straordinaria bellezza, ma attenzione perché basta una mossa sbagliata a rovinare tutto a causa della sua estrema fragilità. Va approcciata con delicatezza, rispetto e reverenza. Bisogna avere il tocco leggero, dimostrare una spiccata sensibilità e degli occhi capaci di vedere quello strato del mondo che non è accessibile a tutti.

Satoshi Kon si dimostra l’eletto, “The chosen one” come direbbero i nostri amici anglosassoni. L’artista ha instaurato un rapporto unico con la dea, un privilegio ambito dai più, ma destinato solamente a pochissimi individui. Kon ha messo le mani sulla divinità, l’ha toccata, l’ha studiata, l’ha ammirata. Satoshi Kon l’ha spogliata, vestito dopo vestito, strato dopo strato, velo dopo velo e ha condiviso con noi quel che si celava dentro di essa attraverso i suoi occhi e il suo genio.

Il capitano racconta a Paprika il suo sogno nel cassetto
Il capitano racconta a Paprika il suo sogno nel cassetto, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Quella dea non è altro che l’animo umano, uno spirito di cui tutti siamo dotati, ma che per la maggior parte di noi rimarrà sempre un mistero. Il regista giapponese invece ha ottenuto la chiave d’accesso e ci ha spalancato le porte mostrandoci a piccoli sorsi quello che si trova dentro. I suoi personaggi si evolvono, mutano e si spogliano anch’essi delle vergogne, dei paletti che la società impone a loro come a noi spettatori.

Atsuko ammetterà il suo amore per Tokita, l’inventore del DC mini, il capitano Toshimi Konakawa rivela la sua passione per il cinema e il suo sogno giovanile di diventare un regista di film polizieschi, il dottor Morio Osanai si dichiarerà con Chiba. Non tutti, purtroppo, avranno un lieto fine. Alcune storie si riveleranno un vaso di Pandora dove, una volta tolto il coperchio, i protagonisti saranno travolti da eventi nefasti sotto i quali saranno costretti a soccombere.

L’amore per il cinema nel cinema

Paprika nelle vesti di Goku, un omaggio a Osamu Tezuka
Paprika nelle vesti di Gokū, un omaggio a Osamu Tezuka, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

L’ultima pellicola del maestro Kon ha fatto da musa ispiratrice per i grandi registi contemporanei, ma lo stesso autore ha omaggiato la cultura e la settima arte all’interno di questo sogno. L’esempio più lampante è l’omaggio che Christopher Nolan ha inserito nel suo Inception, capolavoro del 2010. Il regista americano ha infatti ripreso e reinterpretato scene indimenticabili del suo predecessore animato come quella dell’omicidio nel corridoio, sogno ricorrente del capitano Konakawa.

Questa volta, facendo un movimento immaginario dall’interno verso l’esterno, Satoshi Kon veste Paprika degli abiti inconfondibili di Gokū e della sua nuvoletta, protagonista dell’anime giapponese Gokū no Daibōken (conosciuto in Italia come The Monkey) del maestro Osamu Tezuka. L’ispirazione, a sua volta, affonda le radici nel famosissimo romanzo Viaggio in Occidente di Wú Chéng’ēn, risalente al XVI secolo, base su cui anche Akira Toriyama ha fondato il suo capolavoro immortale, ovvero Dragon Ball.

Infine non mancano degli auto-referenzialismi. Infatti, in una delle scene finali, quando Konakawa va al cinema, si possono notare le locandine ufficiali di Perfect Blue, Millennium Actress e Tokyo Godfathers, tutte opere cinematografiche precedenti dello stesso Kon.

Riferimenti ai precedenti film di Satoshi Kon
Riferimenti ai precedenti film di Satoshi Kon, fonte: Sony Pictures Entertainment Italia

Il maestro Satoshi Kon ci ha lasciati troppo presto, la malattia ha vinto sulla vita e ci ha portato via un genio inimitabile. Ma come ogni grande artista che si rispetti ha lasciato all’intera umanità, quella che tanto amava e ammirava, un’eredità preziosissima, un patrimonio da vedere, rivedere e studiare fino in fondo.

Molto probabilmente non basterebbe una vita intera per approfondire fino in fondo tutta la sua arte, dai manga ai film, fino ad arrivare alla sua unica serie a puntate, Paranoia Agent, ma se si vuole conoscere meglio Kon, trovate un articolo sulla filmografia del maestro dell’onirico sul nostro sito e, naturalmente, vi invitiamo a recuperare o a vedere (o a leggere) un’altra volta tutto ciò che ha creato. Grazie maestro Kon, continui a fare cinema anche da lassù.

1 thought on “Paprika – Sognando un sogno: quando realtà e mondo onirico si fondono in un’unica dimensione

  1. Non è facile interpretare il genio visionario di Kon, ma questo editoriale riesce a leggere il regista alla perfezione. Complimenti!

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