Un anno dalla scomparsa di Toriyama: il ricordo di Movie ‘Ndie News

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Un anno dalla scomparsa di Toriyama: il ricordo di Movie 'Ndie News

A un anno dalla sua scomparsa, la redazione di Movie ‘Ndie News ha voluto ricordare e omaggiare Akira Toriyama

Omaggiare chi è stato un maestro, e ancora oggi, viene considerato tale, non è cosa facile. Ma può senza alcun dubbio diventare molto bello se lo si fa il cuore. Ed è questo che noi di Movie ‘Ndie News abbiamo provato a fare a un anno dalla scomparsa di Akira Toriyama. 

Akira Toriyama, rinomato mangaka e tra i cardini fondamentali del mio immaginario infantile, veniva a mancare un anno fa all’età di 68 anni. Fu il sito ufficiale della sua opera più celebrata, Dragon Ball, ad annunciarne la scomparsa e i funerali tenutisi in forma privata. Ovviamente il nome di Toriyama evoca da subito scenari da commedia demenziale a venatura slapstick, arti marziali mistiche, omaggi più o meno espliciti alla fantascienza hollywoodiana e, soprattutto, l’immortale epopea del bene contro il male, dell’altruismo che sconfigge l’egoismo, della perseveranza e del superamento dei propri limiti. Eppure quando il sottoscritto si è imbattuto nella notizia, per quanto il vero protagonista di Dragon Ball sia il difensore della terra e artista marziale Son Goku, il primo pensiero è andato al mio vero beniamino dell’opera: Future Trunks.

Spedito nel passato da un futuro alternativo per contrastare la minaccia di sanguinari cyborg, è un personaggio talmente bello e potente da andare oltre il character design azzeccatissimo (completo di jeans, spada, lunghi capelli color lavanda che esaltano uno sguardo di ghiaccio) e quel dolente background ispirato affettuosamente a James Cameron. È il portabandiera di una gioventù che non si rassegna all’Apocalisse, lo spiraglio di luminose generosità e umiltà nei momenti più bui, un responsabile e maturo catalizzatore dei desideri d’amore e vicinanza. Forse più dello stesso Goku, colui che ha saputo davvero incapsulare l’anima profonda di Dragon Ball, quella nascosta sotto le arti marziali, le trasformazioni e i power-up più tamarri. Dopotutto è la prerogativa dei maestri veri, quella di piegare le regole consolidate di un mezzo (in questo caso il manga) per sfondare i limiti generazionali e culturali, parlando direttamente al cuore.

Riccardo Antoniazzi

Un anno dopo la triste e prematura scomparsa del Maestro Toriyama, è impossibile colmare il vuoto che il sensei ha lasciato nel cuore di almeno tre generazioni. Il suo nome è sinonimo di ricordi che, come la goccia d’acqua che penetra nella roccia, scavano all’interno di noi, facendo in modo che sensazioni e immagini tornino in superficie nel loro più integro valore. Si può affermare senza dubbio alcuno che, ora come ora, esiste un pre Toriyama e un post Toriyama, ossia un prima e un dopo la sua morte.

Se da bambini o primi adolescenti abbiamo avuto la fortuna di divorare giorno per giorno le avventure di Goku e compagnia in Dragon Ball e Dragon Ball Z, senza dover fare i conti con quella morte che era sì presente in entrambe le opere di Toriyama, purtuttavia “annullata” tramite la magia delle Sfere del Drago, adesso da adulti è impossibile non ritornare a quei momenti in cui ci sentivamo tutti forti e “immortali” come i Super Saiyan e provare un profondo senso di sgomento e nostalgia nel sapere che, purtroppo, essa è reale e fa parte del ciclo dell’esistenza.

Una convinzione errata, la nostra, che sembra prendere a braccetto l’affermazione di Akira Toriyama nel dire che ha «[…] sempre pensato di stare disegnando le cose nel modo sbagliato. Disegnare così per [lui] […] è sempre stato facile» ed è proprio qui, in queste poche ma incisive e profonde parole che la morte si annulla poiché, parafrasandola, abbiamo sì sbagliato nel pensare che fosse una cosa risolvibile, ma questo non ci vieta di continuare, con una certa facilità, a far vivere chi ci ha lasciati attraverso la potenza del ricordo, ed è questo il caso di Toriyama.

Pertanto, il ricordo più grande che si può associare al Maestro non è quello della prima trasformazione in Super Saiyan di Goku oppure le mani alzate per dare a quest’ultimo tutta l’energia necessaria per formare la Genkidama, bensì quello di averci insegnato, seppur in maniera velata e ottimista, ad affrontare la vita. Grazie, sensei!

Francesco Grano

Non si muore finché non si è dimenticati. Non trovo frase migliore per omaggiare la figura del maestro Akira Toriyama a un anno dalla sua dipartita. Il nostro corpo cresce, invecchia e muore. Lascia la nostra Terra, una dimensione fisica finita, dove tutto ha un inizio e una fine. Una regola che nel mondo dell’arte non esiste e che infrange ogni limite.

Toriyama continua a vivere nella sue opere, nei suoi personaggi, nel suo stile inimitabile. In Arale come in Goku e tutta la sua banda troviamo un piccolo pezzo dell’anima dell’artista che ha donato ai suoi “figli immaginari” rendendoli delle figure immortali. Sì perché quegli esseri strambi e, magari fuori di testa, hanno scavalcato la superficie piatta della carta o dello schermo e sono entrati nelle nostre vite, diventando i nostri compagni di vita, dei buoni amici su cui contare nei momenti più bui o, perché no, nelle giornate più belle.

Per i ragazzi cresciuti negli anni ’90 o nei primi anni 2000 il momento più bello della giornata era sentire l’ultima campanella della scuola e fiondarsi immediatamente a casa per vedere su Italia 1 la puntata di Dragon Ball. Tendevi la mano a Goku, Vegeta, Gohan e tutti gli altri e per 20 minuti evadevi dalla realtà fatta di compiti, doveri e voti per fronteggiare il nemico che stava minacciando il tuo pianeta.

Dragon Ball non è solo un fumetto o un cartone animato. Dragon Ball è una scuola di vita, un insegnamento a non mollare mai nemmeno davanti alle difficoltà più imponenti. Non c’è bisogno di essere un soggetto dotato e talentuoso, perché la chiave del successo è l’impegno e il lavoro costante. Sudore, passione e sacrificio hanno portato un Saiyan di infimo livello a diventare il guerriero più forte di tutti gli universi. Battaglia dopo battaglia, avversario dopo avversario si impara a conoscersi meglio e a migliorare sempre di più. È così che mi piace ricordare Akira Toriyama. Grazie maestro, per tutto quello che ci hai regalato e che farai ancora, perché con te non è giusto limitarsi a usare il tempo passato. La tua anima continuerà a vivere nei nostri cuori e nella tua arte. Arrrivederci sensei.

Martina Ruberti

Chiudere il cerchio è sempre qualcosa di complicato. Forse, è un po’ sentirsi come Goku che lancia l’energia sferica nello scontro decisivo contro Majin Bu. Dopo che tutti avevano alzato le mani. Dopo che qualcuno si era sacrificato per lui. Perché, in fondo, anche a chi non è profondamente nerd, divoratore di manga, il nome di Toriyama non lascia indifferente. Il ricordo va a quando si tornava da scuola con un solo obiettivo, a quando si discuteva con gli amici del personaggio preferito o, peggio, si giocava a lanciarsi l’onda energetica. Sì, lo abbiamo fatto tutti, anche chi oggi nega. Ma, in fondo, citando Lucio Corsi, anche chi Voleva essere un duroaveva un appuntamento fisso. Perché, come dice lo stesso cantautore, forse nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandiMa tutti sappiamo cosa facevamo da bambini.

Gianpiero Farina

 

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