Sanremo 2024, le pagelle della prima serata

Le pagelle della prima serata di Sanremo 2024: Annalisa e Angelina Mango si confermano, come Mahmood e la Bertè
Il sipario si è ufficialmente e definitivamente alzato: Sanremo 2024 ha preso il via, con la prima serata, dove si sono esibiti tutti e 30 i cantanti. A dominare in quest’edizione sono senza alcun dubbio il ritmo e le ballate, con molte tematiche sociali che la fanno da padrone, con lo sfondo dell’immancabile amore festivaliero.
Ecco le pagelle della serata del 6 febbraio, rigorosamente in ordine di esibizione. E non può mancare una menzione speciale per il co-conduttore Marco Mengoni.
Clara – Diamanti grezzi: ad aprire le danze è una delle cantanti più chiacchierate in queste ultime settimane. Inutile tornare sulle polemiche, meglio concentrarsi sul pezzo. Nel testo vengono messe in le incertezze della vita (Ci resta poco o nulla… Ma siamo ancora a galla, chissà perché…) e anche tutto il lavoro fatto per crescere. O meglio, per raffinarsi, proprio come dei diamanti grezzi. Lo schema musicale è sì semplice, ma ritmato. Testa e piedi che si muovono a tempo ne sono la conferma. E di certo la presenza scenica non manca. Un ciao poderoso a tutte le polemiche. VOTO 7+
Sangiovanni – Finiscimi: le tragedie amorose sbarcano sul palco dell’Ariston fin da subito, con una canzone che parla di una storia che finisce, nonostante l’aver dato tutto se stesso. Il brano però quantomeno al primo ascolto, non lascia troppo il segno, nonostante il finale in crescita. Forse troppo giovane per apparire già così maturo. E poco energico. VOTO 5
Fiorella Mannoia – Mariposa: la cantautrice tratta il tema della libertà e dell’orgoglio femminile, in tutte le sue sfaccettature (Sono l’amore, un canto, un corpo, un vestito troppo corto). Un brano molto da karaoke, che rispecchia, con un percettibile tocco di modernità e latinità, il suo stile, la sua eleganza e che lascia ampio spazio alla sua voce. Insomma, una versione dei giorni nostri di Quello che le donne non dicono. Solo che stavolta le donne dicono. VOTO 7,5
La Sad – Autodistruttivo: il messaggio sulla salute mentale e di resistenza all’autodistruzione arriva forte e chiaro. Un messaggio che mette in secondo piano le immancabili polemiche su outfit e look. Ma anche questo è inevitabilmente Sanremo. E a loro di certo non manca il coraggio e l’originalità, portando il pop punk sull’Ariston. VOTO 6,5
Irama – Tu no: la sua voce graffia e non passa indifferente. Una ballata forse un po’ troppo struggente (Non ti lascerò ancora una volta vedermi crollare…. dai, anche meno), ma questo è il marchio di fabbrica di Irama. Il pezzo, che piace al suo pubblico, può crescere ascolto dopo ascolto e spopolare in radio, manca forse un po’ di novità. VOTO 7-
Ghali – Casa mia: il testo è molto profondo e tratta il tema di una ricerca spasmodica e quasi disperata delle proprie radici, con intermezzi politici fin troppo chiari (Che differenza c’è, non c’è…Ma qual è casa mia.. Ma qual è casa tua.. Dal cielo è uguale…). La melodia e il ritmo puramente estivi sono un invito concreto a ballare, con un pezzo che arriva, senza troppi fronzoli, dritto al punto. E le oscure presenze (ma qualcuno ha capito cosa era?) danno un tocco di originalità, che non guasta mai. Chi non ha pensato alla scimmia di Gabbani? VOTO 7
Negramaro – Ricominciamo tutto: il classico amore sanremese in salsa puramente rock, con la voce di Giuliano Sangiorgi che fa la differenza e che è una sorta di patrimonio dell’umanità. Il brano forse non decolla mai sul serio, con il finale da countdown da astronave che è forse il punto più alto. Ma può arrivare dopo tanti ascolti. E poi per noi conta solo una cosa: I Negramaro sono tornati. VOTO 7
Annalisa – Sinceramente: salire sul palco dell’Ariston con i galloni della favorita è un peso? Forse sì, forse no, ma lei di certo non sembra sentirlo, vista la sorpresa-siparietto con Amadeus. Una hit perfetta per la radio, per il palco di Sanremo, per ballare e a dir poco orecchiabile, ma dove si esaltano anche le sue doti canore. Si conferma favoritissima. E noi, ipnotizzati, abbiamo in testa solo e soltanto due parole: Sinceramente tua. VOTO 9
Mahmood – Tuta gold: Un pezzo che, fin da subito, è tutto un gioco tra ritmi e cambi tonalità, che danno un sound un po’ tribale. E, a fare questo, Mahmood, prendendosi la scena con la sua voce, è il re. Insomma, una Soldi molto più matura, dove sono fin troppo evidenti i riferimenti autobiografici: Lo sai che non porto rancore… Anche se papà mi chiederà di cambiare cognome. Il vincitore di due Festival è pronto a colpire ancora? VOTO 8,5
Diodato – Ti muovi: dopo tanto ritmo, tornano le pene amorose, con una canzone elegante e raffinata che parla di un amore finito, ma non troppo. La forza di Fai rumore è difficile da ripetere, ma la voce, che graffia come poche altre, e forse anche la malinconia, sono le stesse. D’impatto la coreografia finale, con tanto di corpo di ballo. Insomma, un pezzo che lui sa cucirsi addosso. Diodato c’è. VOTO 8
Loredana Bertè – Pazza: Io sono la più pazza che c’è. Basterebbe questo stralcio per descrivere una canzone tutta rock, dove Loredana sembra quasi voler rispondere a tutte le critiche avute in carriera (Adesso vado dritta a ogni bivio, va bene, sono pazza che c’è). Paga un po’ l’emozione del debutto e di un Ariston che la acclama. Il brano però ha tutte le carte in regola ed è inoltre fortemente radiofonico. E tutti noi siamo, da oggi, pronti a urlare: Non ho bisogno di chi mi perdona, lo faccio da me. VOTO: 8 –
Geolier – I p’ me, tu p’ te: uno dei cantanti più attesi (sì, anche lui vittima di polemiche). Musicalmente il pezzo sembra azzeccato per l’ottimo connubio tra tradizione melodica napoletana, urban, dance ed elettronica, che ricorda un po’ Cenere di Lazza. Allo stesso tempo però, e non solo per il dialetto, potrebbe esser costruito per un target di pubblico specifico e ben definito, rischiando di rimanerci un po’ troppo chiuso, quantomeno nei primi ascolti. Ma lo streaming sarà sicuramente suo VOTO 7
Alessandra Amoroso – Fino a qui: un brano che parla di cadute, di difficoltà e di risalite, che la stessa Alessandra ha dovuto affrontare. Un brano che ha la griffa D.O.S., denominazione di origine sanremese. Forse in un Festival molto ritmato e dai profumi dance, il pezzo potrebbe faticare a venire fuori e a emergere. La sua interpretazione liberatoria può però fare la differenza. VOTO 7 –
The Kolors – Un ragazzo una ragazza: è arrivato, dopo Italodisco, un altro tormentone estivo, pur essendo a febbraio. Un incontro tra un ragazzo e una ragazza in salsa funk e che porta ad alzarsi dalla sedia per ballare. Insomma, se avete voglia di fare festa, questa è la canzone giusta, magari cantando tutti: E la notte poi non passa… E vedrai non finirà. In loop. VOTO 8
Angelina Mango – La noia: la firma di Madame e Dardust si riconosce fin dalla prima nota. Sembra seguire, con le dovute differenze stilistiche e con un pizzico di malinconia in più, la scia lasciata dai The Kolors. Perché Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa… È la cumbia della noia… total! Insomma, in fondo, questa noia non annoia per nulla, vista la grande originalità. Con tanto di balletti e di passaggi in radio che sembrano già scontati. Con la sensazione, anzi la conferma, che, in classifica, arriverà davvero molto molto in alto. VOTO 9
Il Volo – Capolavoro: dalla finta noia all’amore salvifico a Sanremo il passo lo si fa in un attimo. Il trio abbraccia la svolta pop, ma la caduta nel lirico sembra essere sempre e comunque dietro l’angolo, per quanto questo con le loro voci può non essere troppo un male. Il pezzo però, a dirla tutta, sa più di musical o di colonna sonora cinematografica che di Sanremo. VOTO 6-
BigMama – La rabbia non ti basta: il testo probabilmente più significativo dal punto di vista emotivo di Sanremo 2024. Un pezzo tutto rabbia per quanto subito in passato, ma che diventa un inno al riscatto, alla rivincita, alla grinta e all’energia, perché Credere nei propri sogni salva. La voce e la carica non le mancano. E nemmeno il carattere di chi non si vergogna di lasciarsi andare all’emozione. Per lei questa è la giusta e meritata vetrina, con un brano che può crescere di ascolto in ascolto. Ma il suo messaggio è già arrivato. VOTO 7
Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita: esageratamente criticati nei primi giudizi, il loro ingresso da pacco natalizio e poi il loro pezzo portano un po’ di allegria, con tanto di ballerini scatenati. E quel Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita pronto a diventare virale sui social. Con tanto di meme su meme. La struttura musicale forse è un po’ superata, ma che cosa è questo in confronto al coraggio di chi sa ancora mettersi in gioco? VOTO 6
Emma – Apnea: un brano fatto di sfumature molto elettro, da discoteca e che forse sarebbe perfetto per l’Eurovision. Scusami non parliamone più…C’hai ragione tu.. È colpa mia se adesso siamo in bilico… Ma è colpa tua.. Hai gli occhi che mi uccidono: tante pene e riflessioni d’amore, che si fondono con ritmi ben studiati e travolgenti. Un Emma trasformata che funzionerà molto in radio, meno se vi siete appena lasciati… VOTO 7,5
Renga e Nek – Pazzo di te: una ballata che fa venire in mente il pop anni ’90. Insomma, una canzone che si infila alla perfezione nel repertorio dei due artisti, ma che rischia di piacere solo e soltanto ai loro fan e un po’ meno alle giovani generazioni, risultando come una sorta di occasione sprecata e di revival un po’ troppo ancorato al passato. VOTO 5
Mr. Rain – Due altalene: le altalene, presenti sul palco, simboleggiano il vuoto lasciato da chi non c’è più. L’alternarsi tra piano, melodia e rap sarebbe ancora gradevole, però la magia di Supereroi appare irripetibile e irraggiungibile, con un brano che sembra molto meno da impatto immediato. Riuscirà a lasciare il segno nelle prossime serate? VOTO 5,5
Bnkr44 – Governo punk: la generazione Z si prende il palco a suon di punk. Il casino la fa un po’ da padrone, Uso smisurato di immagine evocative e molto figurate (Stamattina mi lavo i denti col gin… Sono un nomade in un attico chic…). Un qualcosa che serve per rappresentare una generazione in fuga da se stessa. Ed è senza dubbio a questa generazione che piacerà, ma nulla di più. VOTO 5,5
Gazzelle – Tutto qui: a Sanremo non si snatura e guarda dritto gli occhi (vabbè, si fa per dire…) il suo pubblico, occupando la casella indie. E, chi lo conosce sa, che non può mancare quel pizzico, quasi cinematografico di sana disperazione, rappresentata dalla stanchezza: Lo so che sei stanca… Lo sono anche io… Sembriamo due panda, amore mio. Un caso che canti all’una, quando la stanchezza sta ormai prendendo il sopravvento? VOTO 7
Dargen D’Amico – Onda alta: colpisce ancora e a modo suo, come con Dove si balla, ossia in modo a dir poco travolgente. Il ritmo e lo stile è sempre quello festoso, ma il tema è quello drammatico dei migranti. Siamo più dei salvagenti sulla barca… Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta… Non ci resta che pregare finché passa: farà discutere, riflettere, parlare e schierarsi. E, a Sanremo, questa è già una vittoria. VOTO 8
Rose Villain – Click boom!: l’amore questa volta porta via lucidità, con il cuore che fa boom, boom, boom. Un mix molto audace ma interessante tra musica anni ’90 e semi-rap che forse che potrebbe arrivare ancora di più dopo qualche ascolto. Con lo stile e la voce di Rose che potrebbero fare da traino perfetto. Mentre noi siamo comunque già entrati nel suo disordine, in un solo click. Che boom! VOTO 6,5
Santi Francesi – L’amore in bocca: il mix tra i suoni dell’orchestra e il loro sound funziona, con atmosfera e sensualità che sono quelle giuste. Il pezzo non arriverà in alto in classifica, ma è fresco, contemporaneo e l’interpretazione perfetta di chi, dopo X Factor, con le telecamera ci sa fare. Insomma, il duo è davvero una piacevole sorpresa. VOTO 7
Fred De Palma – Il cielo non ci vuole: Fred, ma dov’è il TUO reggaeton? Il re del ritmo, in un Festival ritmato, arriva incredibilmente debole. E questa è una notizia. O magari, dopo una certa ora, si è solo poco lucidi? Da riascoltare. VOTO 5,5
Maninni – Spettacolare: il ragazzo tanto voluto da Amadeus sa cantare e non sfigura. Però il pezzo è fortemente sanremese, anzi, a dirla tutta, anche troppo. Ed è questo che lo fa peccare un po’ di originalità ed energia, con il rischio di lasciare poche tracce. VOTO 5,5
Alfa – Vai!: uscire dalla comfort zone delle musiche virali sui social da Bellissimissima non è certo semplice. Infatti ci riesce poco e niente, con quel fischio country e quell’Uh-Uh che sembrano già perfetti per TikTok. E magari là sarà, ancora una volta, un successo. VOTO 5
Il Tre – Fragili: senza dubbio alle due di notte siamo tutti un po’ fragili come la neve. Il tema della conflittualità interiore è di quelli tosti ed è coraggioso affrontarlo per un esordiente. E quel mix tra rap e pop potrebbe permettere al pezzo di crescere di ascolto in ascolto. Sperando, per lui, che possa esibirsi un po’ prima. VOTO 6
PAGELLA SPECIALE MARCO MENGONI: chi ha avuto la fortuna di vedere un suo concerto live già lo sapeva, ma Marco conferma di essere un performer a tutto tondo. La voce non si discute e, se fosse in gara, forse rivincerebbe a mani basse. Non gli mancano però ironia e capacità di stare sul palco, con il siparietto del preservabacino e quello dei cartelloni destinati a essere virali per mesi e mesi. Insomma, un’artista che non bada solo e soltanto a L’essenziale. E speriamo che per rivederlo all’Ariston non debbano passare Due vite. VOTO 10 e lode.

Giornalista pubblicista, copywriter e ghostwriter. Sardo di nascita e romano d’adozione, cresce con le cuffie alle orecchie, tra un mare Di sole e d’azzurro e le difficoltà di Una vita da mediano. La passione per la buona musica come stella polare professionale, cercando di trasformare in parola le sensazioni e le emozioni che solo questa può dare. In una vita, che proprio come questo sito, è un apostrofo rosso tra le parole Movie e Indie.